FRANCESCO seconda e ultima parte

FrancescoIFRANCESCO

I carabinieri sono andati alla comunità ad interrogarlo. Una donna del paese vicino, lo aveva denunciato. Il marito era tornato a casa prima, ed aveva visto un’ ombra furtiva, scappare dalla finestra della camera da letto. La moglie gli aveva detto che era quel tale che gira sempre, sì, quel tizio della comunità. E lo aveva denunciato.
Un po’ strano perchè Francesco non esce mai di sera.
Lo sanno tutti.
Un’ altra volta lo avevano accusato di aver rubato un portafogli. Lui lo aveva restituito. Lo aveva trovato per terra, vicino al forno, i documenti non c’ erano, solo qualche mille lire, che lui aveva usato per le sigarette e il caffè. Lo avevano sgridato un po’, ma non gli avevano fatto niente.
I parenti hanno i loro problemi, qualche volta, raramente, molto raramente, lo vanno a trovare.
Ci credereste?
Quando accade Francesco è così felice, ma così felice che la bocca è sorridente anche quando parla, anche quando beve il caffè. Presenta i famigliari a tutti quelli che incontra.
Poi le condizioni economiche di tuo fratello sono migliorate, ti ha preso con sè.
Sei tornato a trovare gli amici della comunità.
Mi hai raccontato la tua grande avventura.Io Francesco, l’ avevo letta sulla cronaca regionale del Resto del Carlino.
Durante una delle tue passeggiate ti eri perso sui colli riminesi. La notte una bufera di neve aveva lasciato una coltre bianca, molto spessa, alta in certi punti un metro. Le ricerche erano durate frenetiche per qualche giorno. Ti avevano dato morto per assideramento. Il quarto giorno la pala dello spazzaneve , in un viottolo di collina, ti aveva raccolto.
Vivo e vegeto. Sei rimasto all’ ospedale solo qualche giorno.
Ti eri nascosto sotto la neve al caldo, ti eri fatto l’ igloo come gli Eschimesi.
Ora Francesco so che non ci sei più
Io credo che abbiamo perso qualcosa di importante con te.
Tu siedi alla destra della Madre.
Io credo questo.
Gli altri credano quello che vogliono.

FRANCESCO

FrancescoIFRANCESCO

Mentre attraversava le striscie pedonali per andare a scuola, un camion lo aveva investito.
Aveva dieci anni.
Gli piaceva molto la scuola, era bravo in matematica.
Rimase diversi mesi in coma.
Poi si svegliò.
Ma era rimasto un po’ tocco, gli dicevano.
Non so il perchè, il destino ce l’ avesse così tanto con lui, ma poco tempo dopo, gli dissero che la mamma era partita per un lungo viaggio…
… in poche parole era morta.
Francesco doveva partire anche lui, per un istituto, il luogo più adatto.
Lì lui sarebbe stato come un re.
Doveva ritenersi fortunato, perchè l’ assicurazione lo aveva dotato di tanti soldini.
A Francesco la sua vita bastava.
Gli anni passano.
Qualcuno può pensare che Francesco fosse incattivito.
Nulla di più sbagliato.
Vive in una comunità di recupero.
Lui però può uscire.
Lo conoscono tutti, qui al paese.
Ama il caffè, i bomboloni e le Nazionali senza filtro.
Fuma come un turco.
Se rimane senza soldi, qualcuno che gli offre un caffè o una sigaretta lo trova sempre.
Ogni tanto lo mandano a Villa dei Fiori, una clinica un po’ speciale. Dicono che è per il suo bene , con la storia ” del suo bene” l’ hanno un po’ scocciato, a Francesco Villa dei Fiori non piace. Dalla clinica speciale, Francesco manda tante cartoline ai suoi amici della comunità e a tutti quelli che conosce. Prima di partire si fa dare i loro indirizzi, vuole essere sicuro di inviare le cartoline alle persone giuste.
Sa far di conto molto bene, gli piacciono i numeri, l’ amore per la matematica è rimasto intatto.
Non sa il perchè i carabinieri ogni tanto si interessano a lui …continua alla prossima e ultima puntata.

PAOLE’

PaolèPAOLE’

A Paolè piace andare in bicicletta.
La Romagna è piena di ciclisti.
Il suo terreno pianeggiante, sembra creato appositivamente per le due ruote.
Andare in bicicletta è avere Ronzinante sotto di sè.
Certo Paolè preferisce andarci quando ci sono buone condizioni atmosferiche; ma le piace anche quando il solleone la costringe a fermarsi alla fontana per bagnarsi i capelli e rifrescarsi; o quando il vento contrario la fa piegare contro il manubrio per attutire il vento. Le piace anche quando il temporale la coglie all’ improvviso, e il freddo le intirizzisce le ossa, tanto basta poi fare a casa una doccia calda.
Certo non osserva strettamente le regole del codice della strada, ma questo la rende ancora più libera.
Piccole trasgressioni che la rendono più forte verso le ingiustizie della vita.
Attraversa col rosso, ma sta attenta che l’ incrocio sia libero, va contromano nei sensi unici, ma se sopraggiuge un’ auto, si ferma e va sul marciapiedi. Non scende dalla bici sulle striscie pedonali. Negli attraversamenti delle piste ciclabili da sempre la precedenza alle auto, se queste si fermano e le fanno segno di passare prima lei con la bici, Paolè fa segno che passino prima loro, se insistono passa e ringrazia.
Trova che andare in bici, sia sentirsi più uniti agli altri. Fra ciclisti ci si saluta e si saluta anche fra ciclisti e pedoni e fra ciclisti e automobilisti. Si saluta così, solo perchè si è contenti.
Adesso il Sindaco ce l’ ha con Paolè ed i ciclisti indisciplinati come lei.
Ha assunto quattro nuovi vigili urbani proprio per fare le multe ai ciclisti.
Lo ha proprio dichiarato:”Saremo inflessibili, multe per gli indisciplinati della bicicletta”.
Paolè ha letto sul quotidiano locale , che le multe hanno il loro peso sul bilancio comunale preventivato annualmente e che manca un milione di euro a quel benedetto preventivo, proprio da parte delle multe.
Paolè lo ha visto il Sindaco in bicicletta, mentre andava al mare. Alle striscie pedonali, un’ auto si è fermata, facendogli cenno di passare, lui molto ligio è sceso dalla bici, molto lentamente perchè non è molto agile, si è allungato per tutta la sua altezza e saldamente il manubrio agguantato, ha felpatamente attraversato a piedi le striscie.
Intanto si era formata una lunga fila di auto che aspettavano il termine del suo passaggio.
Inutile che scherzi Paolè, dalla parte del torto ci sei tu.
Lo sai che le regole sono il sale della libertà.
Ti abituerai.
Anche i piedi si sono abituati alle scarpe, ciò non toglie che a volte si formino dei dolorosi calli.

 

EXTRATERRESTRE

rondoneExtra Terrestre

Aveva visto un film
tanto tempo fa
era la storia di un extraterrestre
un piccolo essere
che si era perso sul globo terrestre
alzava il piccolo indice
illuminato di rosso
posso
posso, tornare a casa posso?
Da allora pensava
che se qualcuno se ne andava
per esempio se moriva
alzava il piccolo indice
illuminato di rosso

non per tornare a casa
ma per dire a chi lo piangeva
che lui stava là

con l’ indice illuminato
al loro cuore avrebbe comunicato.

Paola Tassinari

MARCO

Nuova immagine (8)

MARCO


Nel 1975 la scuola era allo sfascio,
si imparavano poco i classici, ma si imparava a contestare il potere, si imparava ad essere liberi.
Tutti i giorni c’ era uno sciopero.
I secchioni tornavano a casa, i contestatori andavano alle assemblee, io me ne andavo al bar ad ascoltare la musica con Katiuscia, Anna e Marco.
Il nostro obbiettivo era il juke box, 3 canzoni 100 lire, io non mancavo mai di scegliere “Hotel California” degli Eagles.
“Hotel California”era considerata da Anna e Katiuscia troppo “smielata” ma io e Marco ci guardavamo negli occhi e sognavamo …California… Welcome to the Hotel California… Marco, ma cosa cerca Marco, mi è sempre appiccicato, non sta con gli altri ragazzi, è poetico, cortese, mi ricorda un cavaliere della Tavola Rotonda, un cavaliere senza macchia né paura, sì senza macchia, ma con la paura come la mettiamo?
Eh, con la paura, siamo messi un po’ male, se prende un brutto voto a scuola, Marco piange, le lacrime scivolano grosse e silenziose, suvvia un po’ d’ amor proprio, più ci rimani male più non farlo vedere, sorridi con sufficienza, non fare vedere quanto ti hanno ferito.
E con i prepotenti, cosa fa Marco, invece di aiutarmi, devo difendere anche lui, ehi Marco, se ti importunano rispondi con le stesse maniere, qui se sei troppo buono ti deridono.
Se sei deriso, sei finito.
Svegliati Marco.
Marco mi sta attaccato come un francobollo, sono sicura che mi ama, ma non ha il coraggio di farsi avanti, mi guarda con occhi imploranti, ma mai un gesto per farmi capire quanto è innamorato di me.
Poi un giorno mi dice: ” Ti devo parlare da sola, di una cosa molto, ma molto importante per me”.
Ci vediamo al solito bar da soli, scelgo nel juke box ” Hotel California”, Marco mi guarda fisso e mi dice:” …io… io …io sono come te, io sono una ragazza come te”  …California… Welcome to the Hotel California…….
Marco mi guardava implorante, ed io non capivo niente, cielo come non capivo niente.
Era il 1975, avevamo quindici anni e tutto ci pareva bello e possibile.

 

TEA

coccodritta

TEA

 

Tea è una coccodrillina. E’ un gadget, che si trovava anni fa, dentro alle uova di cioccolato Kinder.

Tea era stata scelta da me come un mio doppio.

Usavo la sua foto per il mio profilo su Facebook e per qualche post su Blogger.

Immaginate la mia emozione, quando Francesco, un nome una garanzia, un ventenne mio amico è arrivato sorridente dicendomi:- Ti ho portato un regalo, ho messo a posto le mie collezioni, mi sono trovato con un pezzo in più, ero sicuro di avere dieci pezzi, invece erano undici, ho trovato una “coccodritta” doppia e l’ ho portata a te- .

Era Tea la mia coccodrillina.

Ho chiesto a Francesco:- Ma tu sapevi che questa è la mia Tea, che uso nel web?-.

-Ma noo, lo sai che non ho neanche il computer -, ha risposto Francesco.

Io l’ ho abbracciato e baciato.

In quel periodo ero molto depressa e quel regalo inaspettato mi era sembrato di buon auspicio.

Mi ero “ fissata” che con l’ amuleto Tea mi sarei sempre salvata.

La mattina del mio tentato suicidio, Tea era nella tasca dei miei jeans e io la tenevo stretta tra le dita.

Mi ha salvato?

Forse.

Ma quella mattina di un giorno di fuoco, alla sera ho scoperto che non avevo più Tea.

Come abbia fatto ad uscire dalla tasca dei jeans non lo so.

Avevo perso la mia Tea.

L’ ho cercata, non l’ ho trovata.

Sono andata al mercatino dell’ usato, dove ci sono le bancarelle che vendono i gadget degli ovetti Kinder e mi sono comprata la coccodrillina Tea.

Ora Tea è fra i miei gioielli e la mia bigiotteria.

Oggi Francesco è arrivato sorridente e mi ha regalato una rosa bianca fatta da lui con la carta.

L’ ho messa fra le pagine del libro di poesie di Nazim Hikmet.

E’ sempre un nuovo giorno.