ROSA SENZA SPINE


rosa senza spineROSA SENZA SPINE

Rosa era il tuo nome.
Cosa aveva di speciale Rosa?
Rosa era una rosa senza spine.
Dava, dava, dava,
Tutti prendevano a piene mani.
Lavorava instancabilmente dalle quattro di mattina alle nove di sera, in casa, nei campi, in chiesa.
Era felice se gli altri erano felici.
Era triste se gli altri erano tristi.
Dava, dava, dava.
Chiedevano, chiedevano, chiedevano, chiedevano di più.
E lei sorrideva.
Ma un giorno non sorrise più.
Disse:”Hanno detto che penso solo a lavorare, che non so amare, che non ho tempo per gli altri, che penso solo alle mie cose da fare, che neanche i bambini vogliono giocare con me, hanno detto questo di me, di me che ho cercato e dato solo amore, ed io ora sono stanca ed addolorata” .
Rosa, il tuo corpo si è ribellato a ciò che l’ amore lo aveva costretto.
Sei finita in un letto, immobile, non parlavi, comunicavi solo con gli occhi belli.
Non mi vengano a dire che è giusto essere buoni.
Non mi vengano a dire che è giusto amare.
Se la natura ha fatto le rose con le spine …ci sarà un motivo.

IL SIGNORINO

Il signorinoIL SIGNORINO

C’ era una volta una casa in campagna, era un po’ come il paradiso terrestre, c’ erano prati con cavallette uguali identiche a cavallucci marini, solo che invece che essere blù erano verdi ed il cielo era sempre stellato e c’ era un albero grande, grande magico, dove si poteva sognare.
C’ erano poi pulcini, pulcini ai quali si mettevano gli occhiali, sì è vero avevano piccoli occhiali di plastica…chissà poi perchè…forse per non farli ammalare.
Poi c’ erano paperi, gialli e neri, non c’ era niente di più bello dei paperi gialli e neri.
C’ era anche un cagnolino, un delizioso cagnolino che dava baci solo quando ne aveva voglia, era un po’ dispettoso, quando non aveva voglia di leccarti sembrava che ti dicesse…me ne fotto di quello che vuoi tu.
Accanto c’ era una villa, bella, tu c’ eri andata di nascosto e ti eri pure sdraiata su quel letto rosso, nella biblioteca piena di libri, i padroni non venivano mai, avevano un’ altra villa, quindi non facevi nulla di male, certa gente non sa quello che ha, quindi è come se non l’ avesse.
E dov’ era il signorino, erano due in realtà, belli e biondi, sembravano usciti da un libro di Dickens, erano belli e biondi e non capivano un cazzo.
Avevano tutto, ma proprio tutto e si permettevano di prendere la tua amata bicicletta, di farla cadere, non capivano, vedevano i pulcini e se li portavano via, e pensare che LeviStrauss che amava la sua scimmietta, la lasciò nel suo ambiente, non capivano niente.
Il signorino si portò via il pulcino, il povero pulcino abituato al sole della Romagna, lo portò a Milano, come se un galletto romagnolo potesse vivere fra i cornicioni dei tetti di Milano, infatti finì poi nella padella, sarebbe finito in padella lo stesso, ma a volte morire in un posto o in un altro fa la sua differenza.
Il signorino che a te piaceva tanto, pareva il principe delle favole, è ritornato, triste ed infelice, ti ha detto che se voleva tu saresti caduta ai suoi piedi, ti ha dato della provincialotta, ma all is love, all is love.

FILOMELA

mondrian PFilomela, Filomela
tessi la tua tela
che vuoi bella
per diventare una stella.

Ma già Aracne con Atena
ebbe una gran pena
e tu piccola Filomela
Non sei altro che una pecora che bela.

Perciò falla finita
vai a farti una gita
che la tua primavera
è diventata sera.

Non sei l’usignolo col fischietto,
sei la rondine che torna al tetto.
La tua lingua tagliata
non può dire che libera eri nata.

E non piangere troppo
perchè la colpa del groppo
è solo della tua anima pavida
e non della vita infida.

Tu non hai coraggio di ferire
e perciò devi morire.

Paola Tassinari

JONATHAN

JonathanJONATHAN

Mi hanno detto che sulla spiaggia della Versilia sono arrivati i cigni.
Poi sono stati avvistati anche a Jesolo sul mare Adriatico.
Intanto che aspetto che i cigni arrivino sulla mia spiaggia a Marina di Ravenna, penso a Jonathan il gabbiano.
Vado alla spiaggia, seguo il volo dei gabbiani, le loro evoluzioni ed immagino di volare come Jonathan.
Jonathan è diventato per me una sorta di talismano.
Immaginatevi il mio rincrescimento quando ho trovato, mentre stavo passeggiavo sulla battigia, Jonathan spiaciccato con le ali aperte come un Cristo in croce, morto stecchito.
Il mio disappunto è stato tale, che un pescatore mi si è avvicinato: “… lo sa che i gabbiani mangiano gli occhi dei pesci? Sono ghiotti per gli occhi. Noi pescatori abbiamo trovato nelle reti tanti di questi pesci senza occhi, sono i gabbiani, questi uccellacci che li rendono ciechi, ma ora sono arrivati i cormorani. La sera al porto i gabbiani li attaccano, ma i cormorani rispondono e pare che l’abbiano vinta su di loro”.
Non sorridete, ma io che di solito nuoto a dorso, ora quando vedo un gabbiano in picchiata, noto i suoi occhi cattivi e penso che forse gli piacerebbe, col suo becco aguzzo, prendermi gli occhi.