Buon Anno Nuovo

Un altro anno è finito

Hai navigato sul tuo guscio di noce

In un mare ondoso e infuriato

Mal di denti e di schiena

Furori pianti e sussulti

Sconquassi di anima

Membra epilettiche

E pazienza, tanta pazienza

Tolleranza, clemenza e indulgenza

A volte alla sera col buio

ti sei sentita rassegnata

ma al mattino eri ben desta

e indomita eri pronta

a dare battaglia a casi

assurdi strani e folli

inimmaginabili eppure reali

forse alla fine hai vinto

e hai messo un mazzo di fiori

sul tavolo rotondo dei miti

e tutto è tornato come prima

del vento e della tempesta

tanto valeva non mettersi per mare

in fin dei conti non hai ottenuto

che la tranquillità che avevi già

ma che hai buttato

per avere principi e draghi

la nuova quiete valeva tanto dolore?

Forse sì, forse no

Ritorni fra lettere lontane

E non sai… ma sai

Che non ti resta altro che fare

Di non gettare la spazzatura

Di cantare e far scoppiare

Qualche botto

Un piatto rotto e poi

Cotechino, lenticchie, piselli e fagioli

Uva, frutta secca, un pezzo di strudel

E un cesto di pesche rosse al liquore

Per tentare di acchiappare

Usando i riti della tradizione

Un Buon Anno Nuovo

Teoderica

 

Il cedro del Libano

Il cedro del Libano

Grandi alberi sempreverdi

Che toccano il cielo più alto

Non temono il gelo intenso

né i venti freddi e incessanti

stano immobili con le foglie

ferree come spadini acuminati

e le pigne grosse come i succosi

mediterranei frutti dei cedri

son chiamati le colonne del Libano

col loro legno immortale ed eterno

si sorreggevano i templi

i palazzi e i labirinti del mito

e la reggia della bella sulamita

e il suo diletto compagno

scelto come i cedri

 

Paola Tassinari alias Teoderica

 

 

 

 

 

La camelia

La camelia

All’ombra luminosa

Stanno le tue foglie lucide

come pietre ovali o topazi

fronde decise e tenaci

fascinosa come poche

quando le tue corolle

si schiudono eteree

con colori pastello

nella verde primavera

dono o pegno d’amore

fiore prediletto della signora

che non appassì perdendo i petali

uno ad uno con il passare degli anni

ma si staccò intera dallo stelo

nel pieno dell’odorosa bellezza

come fanno i fiori della camelia

 

Paola Tassinari alias Teoderica

 

Il calicanto

Il calicanto

Nel freddo intenso di gennaio

ti ricopri di campanelli gialli

calici di canto e di profumo

dolcissimo e intenso

regalo del pettirosso

che accogliesti fra le tue

nodose braccia e scaldasti

con le ultime foglie

secche e ormai cadenti

il tuo amorevole gesto

fu premiato con una pioggia

fitta intensa e brulicante

di luminose e piccole stelle

che ogni anno col gelo

sono i primi fiori

regalo d’inverno

 

Paola Tassinari alias Teoderica

 

Il biancospino

 

Il biancospino

Chissà se la mania di comprare

Scarpe e scarpette stivali e stivaletti

Che sempre poi mi fanno male

Mi si sia incollata dalle brocche

del biancospino di Valentino

giorno e bambino felice

finché del biancospino

raccogliendo i fiori

o i bei frutti rossi

non si punse coi suoi

aghi aguzzi e puntuti

che stanno a guardia

della generosa e selvatica

fioritura di maggio e di Maia

che imbianca l’assolata campagna

l’albero delle fate sei chiamato

E Il 13 maggio era il tuo giorno

lo stesso della Vergine

e del proiettile che ella fermò

che già tu tenero arbusto

eri il simbolo del bianco puro

e del sangue versato

da una corona di spine

 

Paola Tassinari alias Teoderica