Mi sentivo come un uccello in gabbia, che sbatteva le ali disperato, tentando stupidi voli che andavano a cozzare contro le inferriate della gabbia, la quale diveniva sempre più angusta. Non sapevo più dove aggrapparmi, avevo smesso di mangiare, di dormire, di leggere; al lavoro ero come un’ automa, la cosa che più mi era facile, era fumare.
Il mio corpo si attaccava disperatamente alla vita, e trovò due fili a cui agganciarsi.
Un filo fu il web.
L’ altro filo fu Nestore.
Nestore lo avevo incontrato sulle pagine del mio quotidiano preferito, lui vi scriveva ed io mi ritrovavo in quelle righe.
Avevo notato che i suoi articoli erano pubblicati soprattutto la domenica ed io avevo iniziato ad aspettare quel giorno con trepidazione. Un giorno trovai un suo scritto in cui lui parlava di una sua compagna la cui vita l’ aveva trasformata… non più donna ma scimmia. La mia mente vacillò, pensai che quella scimmia ero io, trovai che in quelle righe c’ era la mia situazione e perciò non ero sola in mezzo al mare di dolore, qualcun altro stava come me.
Poi piano, piano, le cose mutarono, i mesi passarono, arrivò l’ estate, il sole, il mare, la vita.
Continuai ad aspettare l’ uscita degli scritti di Nestore, ma non più con la dolorosa, folle eccitazione di esserne parte.
In autunno arrivò una e-mail, inizialmente pensai ad uno scherzo, era di Nestore. Aveva letto nel web un mio commento su di lui, lo aveva trovato in un blog dove io andavo spesso a scrivere le mie impressioni. Nestore si era incuriosito della sua fan e mi aveva rintracciato.
Siamo diventati amici di web, ma per me è un amico e basta.
Nestore assomiglia fisicamente a Trentalance ed è una carpa del Fiume Giallo, la quale fa più fatica delle altre carpe in quanto nuota controcorrente.
Nestore è un uomo della nebbia e del sole, mi piace immaginarlo a bordo della sua Mini Minor color carta da zucchero, mentre percorre la strada della sua vita evitandone i segnali di indicazione, perchè Nestore preferisce essere libero.
Ciao Nestore, questa mattina ho letto la lettera che tu hai pubblicato per il tuo amico di penna milanese, io ho voluto fare questo racconto per te… sai ho i neuroni specchio sempre accesi.
L’attesa anche per una rubrica giornalistica è pure vita. E seppure dura il tempo della lettura, muove molto più tempo, il tempo delle rifllessioni.
Un beso.
Non ho più gli occhi belli,non riesco più a leggere…quale cavaliere mi salverà?