Il tempo
A Gentile
A Gentile
E io che amo le parole e le
audaci scelte del pensiero
cortese, dal cor mi prende
ricordar il Gentile e un fior
voglio donare. E se tu non
sai cosa voglio dire, taci.
Non sai di ciò che scrivo,
se di uccellini o uccellacci
se di usignoli o sparvieri, taci,
che il rimar se mostra l’ugne
lo fa senza asso, tasso o lucro,
il poeta lo sa che passerà per
folle o per somaro, ma sa che
dopo l’inferno vengon le rose
sa che gli eroi di carta seguono
e vanno col vento della fortuna
Paola Tassinari alias Teoderica
Nomen omen
Dulce et Decorum Est
Piccolo giardino assetato
Piccolo giardino assetato
E cantavi, e sorridevi amaro,
saltellando con ritmo come gli
antichi Salii e Arvali, con pelli
di pecora poetavi nel deserto.
Un po’ santo, un po’ pazzo. Te
andasti nel giorno in cui la cenere
s’alza e s’invola al sacro. Rimavi,
remavi, ridevi e ripetevi: Non sia
Marmar, che peste e rovina si
abbattano su noi, sii sazio, feroce
Marmar, ma chi ti ascolta? Alle
genti col piglio del giusto diritto,
stimolano, spronano, sobillano,
santificano: a Marmar, a Marmar!
Non senti come suona dolce e soave,
sweetness e sirenoso? Lui è Marte che
quando lo lasciano stare, innaffia ed è
il custode dei giardini, che oggi sono assetati di acqua e di pace.
Paola Tassinari alias Teoderica
Amore mio lontano
A Gentile
A Gentile
E io che amo le parole e le
audaci scelte del pensiero
cortese, dal cor mi prende
ricordar il Gentile e un fior
voglio donare. E se tu non
sai cosa voglio dire, taci.
Non sai di ciò che scrivo,
se di uccellini o uccellacci
se di usignoli o sparvieri, taci,
che il rimar se mostra l’ugne
lo fa senza asso, tasso o lucro,
il poeta lo sa che passerà per
folle o per somaro, ma sa che
dopo l’inferno vengon le rose
sa che gli eroi di carta seguono
e vanno col vento della fortuna
Paola Tassinari alias Teoderica
S’agapo (Ti amo)
S’agapo (Ti amo)
Primo amore, primo amore,
baci, sogni di mughetti bianchi,
Campanellini e Peter Pan e ti
ho scelto per il figlio che porto.
Ma il minio spagnolo del tango,
del duende, del sangue e della
muerte, come un serpente con
l’ancestrale desiderio antico, di
disfare e di vincere la morte con
estasi infinite, sfinite e infin finite,
prende e ti porta dolce per mano.
Oh poeti perché c’avete accecato
coi brilli banchetti dove piluccando e
spizzicando o divorando si perde il
senno mietendo il grano e il miglio?
Ti offri sull’ara d’amore e più su e più
su, infin lassù, infin cadi giù, cenere
nel vento e lui non l’intrighi più. Ti
ricorderai allora del filo di Arianna
e con fatica, come hai sempre fatto,
casta, nuda e vulnerabile, ti amerai e
sarà talora, quando anche sola sarai
felice, allora forse darai la cima dello
spago, solo a chi in te vedrà la Cnidia.
Paola Tassinari
Siamo tutti eroi
Siamo tutti eroi
Camminiamo sul filo della vita
srotolando il tempo, non sei
l’atleta, il funambolo, il prode,
il migliore o l’ultimo portento?
Non importa, siamo tutti eroi,
sin dall’inizio volenti o nolenti
da terra piangenti ci alziamo,
cadiamo, procediamo e vagando
o marciando, andiamo e barcolliamo,
sul precario e sottile spago, teso
all’arcano sconosciuto. E il gomitolo
si svoltola col vento di bonaccia o di
libeccio verso l’ignoto senza scampo.
Siamo tutti eroi, rei e re. Or ti dico pure
che son grata a chi sa ancora sorridere,
son i saggi, i pazzi, i puri di cuore, i miei re
Paola Tassinari alias Teoderica