Per un punto Martin perse la cappa, questo proverbio mi è sempre piaciuto un sacco, vi si può ricostruire una serie di fantasiosi racconti, anche se il significato è che per un’inezia o una disattenzione si può perdere tutto. Ciò può capitare spesso anche col computer, una svista e un virus ti “mangia” tutte le tue ore di lavoro. Ma sono innumerevoli nella nostra vita che col senno di poi riconosciamo che il danno sarebbe stato evitato se più attenti. Nonostante ciò Martin mi sta simpatico come tutte le storielle sulla sua origine. C’è chi afferma che il punto sia quello dei dadi o delle carte dove Martin, per un solo punto, perse la cappa e tutti i suoi averi. Altri dicono che il punto sia quello fatto con ago e filo nella stoffa; un tal Martino volle da un sarto una cappa in poco tempo, Il sarto obbedì, ma dalla fretta non chiuse il filo o punto di chiusura. Martino perse la cappa lungo la strada e non la trovò più. Ma l’ipotesi più simpatica è che il punto sia quello della scrittura, forse per evidenziare la forza del punto anche se così piccolo. Frate Martino, priore di un importate monastero, aveva ricevuto l’ordine dai suoi superiori di scrivere sul portone d’ingresso una frase accogliente per i visitatori: Porta patens esto. Nulli claudatur honesto (La porta sia aperta. A nessuno onesto si chiuda).Il frate distrattamente non fece caso al punto e lo spostò scrivendo: Porta patens esto nulli. Claudatur honesto.(La porta sia aperta a nessuno. Si chiuda all’onesto).Il povero Martino fu cacciato, espulso dall’ordine dovette lasciare la cappa cioè il mantello da frate.
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