Malipiero

 

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Era nato un anno imprecisato dell’ inizio del millenovecento.
Non sapeva nè leggere, nè scrivere, solo lavorare sapeva.
Disagiato, fu costretto ad andare a lavorare in Africa, nelle nuove terre conquistate dal duce.
La famiglia lo diede per disperso, egli non scrisse mai a casa, anche se i famigliari si erano raccomandati, a braccia in croce, di rivolgersi a qualcuno che sapesse scrivere.
Invece, dopo qualche anno ritornò.
Non aveva dato sue notizie, perchè aveva perso il cartoncino col suo indirizzo di casa.
Iniziò il duro lavoro di    un bracciante, aiutato da una cooperativa rossa.
Si sposò, ebbe un figlio, campò.
Rimasto vedovo e solo, iniziò a portare sempre una maglia rossa, e ad affiggere una copia fresca di giornata dell’ Unità, la sua bibbia, alla sua porta di casa.
Salutista, si cibava dei prodotti del suo orto. Il suo più grande successo, era una vigna nata spontaneamente dai suoi escrementi; infatti, svuotava metodicamente il pitale nell’ orto, con grande sprezzo dal vicinato.
Decise di risposarsi.
Si rivolse ad un sensale, questi organizzò un pullman, con altri uomini nelle stesse condizioni di Malipiero, che partì per l’ Abruzzo.
Tornò con una sposa.
Ridenti, chiassosi ed allegri, gli sposi viaggiavano su un’ apecar.
Lui alla guida, lei seduta in poltrona sul cassone del veicolo.
Erano molto amati dai bambini del luogo.
Poi lei morì per un tumore.
Lui intristì.
Non lo si vide più.

immagine di Paola Tassinari

9 pensieri su “Malipiero

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