Storia di un papero

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C’era una volta un papero incontentabile, era nato con un becco lungo, lungo, che con gli anni era diventato ancora più lungo.

Il papero si vergognava del suo becco lungo più di mezzo metro, inoltre gli altri paperi lo prendevano in giro, gli dicevano che con quel beccone era proprio un semplicione.

Pure la sua mamma e il suo papà si vergognavano di lui.

Il papero seppe dalla gallina, sua vicina di cortile, che appena un poco fuori dall’aia, c’era una quaglia che era un poco maga.

La gallina disse al papero: “Vai dalla quaglia che forse riuscirà ad accorciarti il becco”.

Il papero corse dalla quaglia: “Ti prego aiutami, mi vergogno di avere un becco così lungo”.

La quaglia rispose: “Vai dall’ape che sta sul fiore rosso del melograno, se lei ti dirà di no, il becco ti si accorcerà.”

Il papero trovò l’ape sul fiore e le disse: “Vuoi che io mangi tutto il fiore di melograno?”.

“No”, rispose l’ape.

Il papero si accorse che il becco si era accorciato di un bel po’, ma non era contento, lo voleva ancora più corto, perciò si reco  ancora dall’ape.

“Vuoi che io mangi tutto il fiore di melograno?”.

“No”, rispose l’ape.

Il papero tornò a casa, questa volta aveva il becco come quello degli altri paperi, ma lui era incontentabile, adesso voleva il becco come quello delle galline, piccolo, piccolo e più sottile, tornò quindi dall’ape.

“Vuoi che io mangi tutto il fiore di melograno?”.

“Ho detto no, no, no” rispose l’ape un po’ arrabbiata.

Il papero tornò a casa, si guardò nello specchio e vide che non aveva più il becco, nemmeno un centimetro di becco.

Sconsolato capì che nella vita bisogna accontentarsi, non pretendere troppo, ma assecondare il giusto.

Est modus in rebus ovvero c’è una giusta misura nelle cose.

 

 

 

 

 

 

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