Ambarabà ciccì coccò

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Tre civette sul comò
che facevano l’amore
con la figlia del dottore;
il dottore si ammalò:
ambarabà ciccì coccò.

Alzi la mano chi non conosce questa conta, già ho parlato del sorteggio/sortilegio di questo tipo di filastrocca, ma forse non sapete che se ne sono occupati diversi studiosi, tra cui Umberto Eco che ipotizza si tratti di una formula di un rito sessuale. Le congetture sono tante a me piace presentarvi una leggenda raccontata in TV. “Quando le principesse raggiungevano una certa età gli dei facevano loro dono di tre civette: una esaudiva i desideri, un’altra donava il principe azzurro  e la terza offriva saggezza e conoscenza. Le giovani non tenevano in nessun conto il dono della terza civetta, non sapendo che per ottenere i regali delle prime due occorreva accettare il dono della terza. Allora le divinità decisero di regalare solo la terza civetta in quanto le fanciulle erano stolte”. Bellissima leggenda ma il dottore che c’entra? Vi scrivo un’ipotesi. La civetta è un simbolo molto antico, caro alla dea Atena, qui le civette sono tre come nel giudizio di Paride, e le principesse vogliono amore cioè  la civetta/dea Afrodite e ricchezze ovvero la civetta/dea Giunone regina delle divinità. Queste civette stanno sul comò cioè alla portata di tutte le fanciulle, che essendo giovani non hanno e non possono avere la saggezza, non conoscendola non la vogliono. La figlia del dottore, cioè la principessa, perché qui “dottore” è inteso come persona accademica e di pregio, amoreggia e chiede regali al padre, ma il dottore si ammalò quindi si impoverì o forse morì. Alla figlia del dottore crollò il mondo, gli spasimanti volarono via, le ricchezze pure ed essa acquisì la saggezza. Morale è triste dirlo ma solo le disgrazie ci rendono forti e migliori, mentre il mondo “rosa” ci rende schiocchi e vanesi.