NORA

NoraNORA

Nora, cinquant’anni e tutti passati.
Alle spalle velocemente.
Ha fatto quello che ha potuto.
Si è sposata giovane, si è messa docilmente in gabbia per amore.
Non le è pesata la gabbia, ci ha messo il corpo, il cuore, non la mente.
Tutti quegli anni passati, cosa le rimane?
Non lo sa.
Possibile Nora, che tu ti senta libera come la bambina che eri un tempo?
Come Don Chisciotte che verso la cinquantina seguì la legge che batteva nel suo cuore?
Nora, Nora, a te piace il bello, il vero, il giusto, ma non hai ricevuto abbastanza bastonate?
Che cerchi?
Come hai detto Nora, parla più forte , per piacere, che non ti sento.
“…ho dato e fatto quello che ho potuto, i figli sono grandi, ho cercato di educarli più con l’ esempio che con le parole, ho cercato di trasmettere poche cose: il rispetto di se stessi e degli altri, della mente sana in un corpo sano, di non disperdere i talenti ricevuti dalla vita, di combattere la prepotenza e di amare il diverso, di amare chi ha meno di te, di essere umili, di mantenersi economicamente da sè, di avere rispetto per il lavoro e per i soldi guadagnati in modo giusto, di ridere, in poche parole di amarsi e di amare. Ora il cordone ombelicale è rotto, i figli adulti, liberi, maturi. Con sorpresa mi sono accorta che sono libera anch’io, col mio Ronzinante, di battermi contro i mulini a vento. Libera senza più paura”.
E allora Nora, perché hai voluto che parlassi di te?
“Mi hanno detto che il mio rapporto coi figli era anomalo. Cosa vuol dire anomalo? La lettera A mi è sempre piaciuta, ma non quando ha significato di sottrazione, quando ha un significato ambiguo, e poi non credevo che l’amore per i figli andasse giustificato, credevo che fosse la mancanza d’amore a dover essere giustificata. Ma non importa, cinquant’ anni, tanti e tutti passati.

Alle spalle velocemente.

Dolcemente.

E a cent’ anni pianterò l’ulivo, non per i miei nipoti, ma perché non crederò alla morte”.