L’ozio è il padre dei vizi

arvar alda 5 L’ozio è il padre dei vizi, con questo modo di dire ci possiamo dividere in due squadre chi a favore chi contro. Io sto a metà, un po’ di ozio fa bene molto ozio fa molto bene inteso però come l’otium degli antichi, votato alla ricerca intellettuale. Mentre l’ozio di oggi porta spesso ai vizi, al bere, al fumare, al farsi delle canne, giocare alle slot ecc. Lo sanno bene i comandanti dell’esercito del potere deleterio dell’ozio,  si inventano lavori e lavoretti per non demoralizzare o tenere in stato di inedia la truppa. Anzi devono tenersi ben in ordine anche col vestiario, è risaputo che la sciatteria porta alla depressione… il depresso resta in ozio, nemmeno si lava, è schifato da se stesso e basta. In principio furono i Greci ad esaltare l’ozio, legandolo soprattutto alle classi aristocratiche e dominanti. Erano esclusi da questo privilegio, innanzitutto gli stranieri o i membri delle classi subalterne. Le persone dedite ai lavori manuali, come gli artigiani, erano disprezzate, in quanto scarsamente protese all’ozio, che era alimentato dalla partecipazione alle attività teatrali, sportive o politiche. A Roma tra coloro che lo vedevano in chiave positiva c’erano Cicerone e Orazio, con la ben nota teoria del carpe diem. A Catone il vecchio è ascrivibile il detto “l’ozio è il padre dei vizi” quindi lui era critico con l’ozio, come pure lo era Giovenale che vedendo i suoi contemporanei interessarsi soltanto al cibo e agli spettacoli del circo, conia l’espressione “panem et circenses”. A quel tempo l’ozio aveva cessato di essere un privilegio per le classi dominanti, divenendo accessibile anche ai più poveri, foraggiati dalle distribuzioni alimentari gratuite. Vi ricorda niente ciò? Oggi i vizi e l’ozio sono per tutti, foraggiati dal Governo che ne dà l’esempio e la truppa imita e crede di godere.