Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare

gatto 2Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare recita un vecchio proverbio popolare che significa che a volte si ha tendenza a parlare molto senza costrutto ovvero a fare promesse che poi, si sa, non vengono mantenute.   (In questo caso i politici la sanno lunga). Le parole possono essere pietre o carezze, possono dare stimolo, ma da parte mia rifuggo da chi parla troppo e promette spesso. Secondo la psicologia io dovrei essere quindi una ciarlona perché si disprezza chi ha i nostri difetti, invece no, sto molto attenta a fare promesse e le mantengo anche se mi costa sacrificio e se inavvertitamente mi scappa una parola di più, la mantengo e la metto in opera. Devo confessare però che oggigiorno per quieto vivere sono costretta a dire bugie. Io credo che la parola sia inutile se non è seguita dal fare, ma tra il dire e il fare c’è in mezzo appunto il mare, un’immensità, e quando mi capita da qualcuno il contrario, dal dire si passa al fare, ne sono sempre stupita e contenta. Ma veniamo ad una bella favola di Esopo che spiega bene il concetto. C’erano dei topi che vivevano in una casa dove c’era un diabolico gatto, i sorci soffrivano perciò una grande fame, terrorizzati di uscire dai loro nidi. Si riunirono tutti per trovare un’idea e un topolino disse:“Ho io la risoluzione dobbiamo attaccare un campanello alla coda del gatto. Quando si muoverà, il campanello suonerà,noi sapremo dove sarà e potremo così uscire in cerca di cibo”. I topi si misero a  saltare euforici, convinti dalla grandiosità dell’idea, finché il topo più anziano domandò: “Chi andrà ad attaccare il campanello?”. Tutti mogi e zitti … nessuno si offrì volontario, nessuno alzò la zampina.