Zafferano, zacinto e zinnia

 

 

Zafferano, zacinto e zinnia
Ci fu un tempo antico e foscolo
di poeti che andavan ramigando
fra le croci e le funeree fosse
invocar la Musa sorridente
e gaia, a sparger l’ambrosia
sotto l’odoroso soave tiglio
e liberar dal servaggio il misero
ruggivi povero e debole, esule
nella pur sempre perfida Albione
solo da estinto, ti porse un fiore
l’Italia in Santa Croce, che credevi
che la derelitta cagna più non fosse?
Ella raspa ancora con unghie sempre più forti
e il corvo svolazza sul giallo azzuro e sul rosso
zafferano, zacinto e zinnia, che credevi tu?
Che fossero fiori? Che liberato da Sardanapalo
poi non ci fossero più le odiate guerre e il sangue?
Ti sei illuso con il fuoco e l’ardore di romantico amore,
non sapevi già allora che vince sempre chi ha il potere, chi si lava le mani e il Barabba?
Paola Tassinari alias Teoderica