CATERINA

CaterinaCATERINA

A quindici anni si era innamorata di Carlo, dai capelli biondi e gli occhi neri.
Lo guardava passare coi suoi amici, una fila di ragazzi sui motorini ruggenti.
Lo guardava e sognava.
La sua amica del cuore le aveva confidato che esistevano profumi inebrianti che facevano perdere la testa.
Caterina non credeva a queste sciocchezze ma, forse in questo caso, forse lei aveva odorato quel profumo senza accorgersene ed ora era come se non fosse più padrona di se stessa.
Quando vedeva Carlo, il cuore le batteva forte, la testa le pulsava, stava male.
Carlo non le aveva mai rivolto uno sguardo.
Un giorno all’ingresso del cinema, incrociò lo sguardo di Carlo.
Si sentì ardere tutta, le pareva che le fiamme la bruciassero dalla testa ai piedi e dai piedi alla testa.
Come in trance, si sedette accanto alle amiche, su una poltrona.
Avvertì, poco dopo, una scossa dietro la nuca. Non si girò, sapeva chi c’era dietro di lei.
Stava tinca come un pezzo di ferro.
Poi Carlo le girò la testa e la baciò.
Caterina inspiegabilmente diede una sberla sonante in faccia a Carlo.
Gli amici di Carlo risero a crepapelle, deridendolo.
Caterina piombò nello sconforto. Perchè gli aveva stampato in faccia quelle cinque dita che ancora erano impresse sul volto di Carlo, anche dopo la fine del film?
Perchè?
Perchè?
Perchè?
Passarano gli anni, diciamo così, nel mezzo del cammin di sua vita, Caterina si sentì sola e respinta. Aveva tanta voglia di amore e non sapeva a chi darlo.
Le mancava l’amore cantato dai poeti.
Fu così, per caso, che navigando nel Web, incontrò un nuovo Carlo.
Cosa accadde?
Fu forse il nuovo profumo inebriante di Internet?
Furono i suoi ormoni impazziti?
O voleva solo fuggire da una vita reale che non le piaceva più e rifugiarsi nei sogni?
Comunque siano le ragioni, Caterina si ritrovò in fiamme, la testa folle, il corpo scosso da brividi, stava male.
Caterina si sentiva ammalata e non le piaceva proprio per niente stare così.
Non aveva più voglia di fare niente, neanche di mangiare e fumava come un turco.
Aspettava con pazienza che passasse.
Capì che l’innamoramento che non ti rasserena e ti fa star male, non è amore è solo follia.
Capì quante panzane sono state raccontate su questo tipo d’ amore.
Adesso lo sai Caterina perchè quel giorno a Carlo mollasti un ceffone.

 

RINGO

RingoRINGO

 

Ringo, il cane numero tre, è stato il tuo compagno inseparabile per quattro anni.

Gli anni della fanciullezza, dove hai fatto lescoperte più interessanti.

Ringo era il più bello di tutti.

Tu in bicicletta e lui ti correva accanto mordicchiandoti i talloni dei piedi.

…e rideva, rideva, voi non ci crederete ma lui rideva; alloragli cantavo la canzone di Little Tony: “Riderà, riderà , tu falla ridere perché…”, allora Ringo stava serio sino alla fine della canzone, poi rideva, rideva e mi leccava i talloni dei piedi.  Poi scendevo dalla bicicletta,mi chinavo,gli prendevo il muso fra le mani, lo guardavo fisso, fisso negli occhi e gli dicevo in dialetto, non so perché agli animali parlo solo in vernacolo, lo so il perché invece, è perché trovo il dialetto romagnolo più naturale dell’italiano e gli animali sono più naturali di noi.

Riprendo, gli dicevo in dialetto …coma l’è bel, l’è bel coma e’ sol ( come sei bello, sei bello come il sole, ) e poi gli baciavo il muso umido.

Ma poi ce ne andammo, Ringo dissero che non si poteva portare con noi, sarebbe rimasto con la nuova famiglia. La nuova famiglia ti avrà voluto certamente più bene di me Ringo, perché tu non hai fatto come Bobi, non hai sentito il mio odore, non sei venuto da me. Lo sai, ero vicina, solo qualche chilometro più in là.Ti ho aspettato tanto, ma forse tu hai pensato che non ti volevo più.

Ringo dove sei ora?

NORA

NoraNORA

Nora, cinquant’anni e tutti passati.
Alle spalle velocemente.
Ha fatto quello che ha potuto.
Si è sposata giovane, si è messa docilmente in gabbia per amore.
Non le è pesata la gabbia, ci ha messo il corpo, il cuore, non la mente.
Tutti quegli anni passati, cosa le rimane?
Non lo sa.
Possibile Nora, che tu ti senta libera come la bambina che eri un tempo?
Come Don Chisciotte che verso la cinquantina seguì la legge che batteva nel suo cuore?
Nora, Nora, a te piace il bello, il vero, il giusto, ma non hai ricevuto abbastanza bastonate?
Che cerchi?
Come hai detto Nora, parla più forte , per piacere, che non ti sento.
“…ho dato e fatto quello che ho potuto, i figli sono grandi, ho cercato di educarli più con l’ esempio che con le parole, ho cercato di trasmettere poche cose: il rispetto di se stessi e degli altri, della mente sana in un corpo sano, di non disperdere i talenti ricevuti dalla vita, di combattere la prepotenza e di amare il diverso, di amare chi ha meno di te, di essere umili, di mantenersi economicamente da sè, di avere rispetto per il lavoro e per i soldi guadagnati in modo giusto, di ridere, in poche parole di amarsi e di amare. Ora il cordone ombelicale è rotto, i figli adulti, liberi, maturi. Con sorpresa mi sono accorta che sono libera anch’io, col mio Ronzinante, di battermi contro i mulini a vento. Libera senza più paura”.
E allora Nora, perché hai voluto che parlassi di te?
“Mi hanno detto che il mio rapporto coi figli era anomalo. Cosa vuol dire anomalo? La lettera A mi è sempre piaciuta, ma non quando ha significato di sottrazione, quando ha un significato ambiguo, e poi non credevo che l’amore per i figli andasse giustificato, credevo che fosse la mancanza d’amore a dover essere giustificata. Ma non importa, cinquant’ anni, tanti e tutti passati.

Alle spalle velocemente.

Dolcemente.

E a cent’ anni pianterò l’ulivo, non per i miei nipoti, ma perché non crederò alla morte”.

 

GIOVANNI

giovanniGIOVANNI

Giovanni è ghandiano, cristiano, mazziniano.

Non ricordo se l’ordine è esatto, scusami Giovanni, lo so che tu dai importanza anche all’ ordine dei tuoi amati grandi.

Io ho messo Ghandi per primo, perché mi ricordo l’ unica volta che ti ho visto un po’ arrabbiato; fu quando mi parlasti della Manuela Pompas ed io ti dissi che non credevo alla reincarnazione.

Giovanni è un pacifista.

Lo era già negli anni sessanta.

Partecipò alla prima Marcia della Pace di Perugina/Assisi, ora non partecipa più, perché non crede che quelli, ora, abbiano inteso bene cosa vuol dire pacifismo.

Giovanni è un vegetariano. Non mangia la carne, ama veramente gli animali, anche gli insetti; è anche contro i medicinali, usa il metodo “del temprarsi”, porta la maglia di lana anche d’ estate…dove non passa il freddo non passa neanche il caldo.

Giovanni è un insegnante di esperanto, credeche i mali del mondo arrivino principalmente dalla torre di Babele, perché le persone non parlano la stessa lingua.

Giovanni ha due lauree , ma non ha mai lavorato, il padre ,che lo conosceva bene, lo ha assecondato. Giovanni fa volontariato, porta la sua parola, il suo esempio dappertutto.

Giovanni si muove solo con la bicicletta, non vuole inquinare, e con la bici va anche molto lontano.

E’ da un po’ che non vedo Giovanni, mi sono informata, i tuoi amici mi hanno detto che un camion ti ha investito, mentre andavi con la bici. Ti sei rotto una spalla, gli antibiotici che ti hanno dato ti hanno intossicato. Non esci quasi più da casa perché hai bisogno di andare spesso al bagno.

Ti abbiamo fatto una piccola magia…il postino mi ha fatto vedere una lettera, il cui destinatario viveva nel mio paese tanto tempo fa. C’ era scritto nome e cognome, dedica ( per i sessanta anni di matrimonio) ma non c’ era l’ indirizzo, il mittente eri tu Giovanni. Non volevamo che la lettera ti tornasse indietro. Il postino mi ha lasciato la lettera. Ho fatto indagini. Sono riuscita ad avere l’ indirizzo attuale del destinatario.

Il postino si è preso l’ onere di recapitarla anche se non è il suo giro e deve fare chilometri extra.

E’ il nostro modo per dirti che ti siamo vicini.

Ghandiano, Cristiano, Mazziniano.