Piccolo giardino assetato

Piccolo giardino assetato

E cantavi, e sorridevi amaro,

saltellando con ritmo come gli

antichi Salii e Arvali, con pelli

di pecora poetavi nel deserto.

Un po’ santo, un po’ pazzo. Te

andasti nel giorno in cui la cenere

s’alza e s’invola al sacro. Rimavi,

remavi, ridevi e ripetevi: Non sia

Marmar, che peste e rovina si

abbattano su noi, sii sazio, feroce

Marmar, ma chi ti ascolta? Alle

genti col piglio del giusto diritto,

stimolano, spronano, sobillano,

santificano: a Marmar, a Marmar!

Non senti come suona dolce e soave,

sweetness e sirenoso? Lui è Marte che

quando lo lasciano stare, innaffia ed è

il custode dei giardini, che oggi sono assetati di acqua e di pace.

Paola Tassinari alias Teoderica