Luisa
Lei era come una Leslie Caron
dai capelli e gli occhi
che tendevano
al viola annacquato di nero
fiera indomabile guerriera
le fu negato l’amore
e il frutto dell’amore
ma lei lo donò lo stesso
senza respiro e senza ma
ai noccioli e ai boccioli
delle altre madri
e si tenne in casa il padre
l’anziano padre
come il fiore più prezioso
Nel lavoro eccelleva
ognuno il meglio deve fare
vetri splendenti
tersi come lo era lei
pavimenti specchianti
e bagni di lavanda
Un giorno da Roma
arrivò al piccolo bar di paese
un macchinone o forse un destriero
col palafreniere gallonato
da cui scese frettoloso
un uomo, ripeto un uomo
quel dì i principi antichi
celebravan le nozze
e cavalieri e dame
accorrevano alla corte
l’uomo arrivato
l’ultimo cavaliere mancante
che i principi anelavano
chiese di potersi cambiare
nel bagno antico e rustro
aveva cavalcato a lungo
per poter arrivare in tempo
alla corte o sorte o morte
uscì dal bagno azzimato
autorevole e affascinante
il cavallo o macchinone
scalpitava soffiando
dalle nari o forse solo
dai tubi d’acciaio
ma l’uomo si fermò
dolcemente prese
le tue mani Luisa
le tue mani stanche
inguantate di giallo
sbattendo i talloni d’Achille
s’inchinò con un perfetto
baciamano degno d’una regina
o meglio d’ una fata Morgana
Signora mia
mai bagno fu tanto profumato
e volò via lontano
come sei ormai tu
te ne sei andata in un giorno
di maggio o forse di giugno
nel bianco di lenzuola mai
ripeto mai pulite come lo fosti tu
Paola Tassinari alias Teoderica