ROCKI

RockiROCKI

 

Ora è rimasto solo Rocki, che a dire la verità non è il nostro cane.

Lui sta nell’altra parte del cortile, quello in comunicazione col cortile dei miei genitori.

Rocki ce lo hanno dato delle persone che lo avevano preso da piccolo per i loro bambini. Ma Rocki crescendo era diventato grande,grande.

Rocki è un pastore belga, i suoi ex proprietari abitavano in un appartamento di sessantametri quadri, con due bambini  per Rocki non c’era più posto, era troppo grande.

Non volevano portarlo al canile, allora lo hanno preso i miei genitori per fare compagnia a Bull.

Rocki ha preso l’indole dai bambini.

E’ cresciuto con loro.

Quell’indole ce l’ha ancora oggi che ha dodici anni.

Quando è felice si mette a gattoni, col sedere inalto e la testa appoggiata a terra.

Oppure a pancia all’aria si stira le lunghe zampe e fa …oohhhhhh.

Ora che mio padre non c’ è più è diventato il cane di mio marito.

Si capiscono con gli occhi.

Mangiano l’uno quello che mangia l’altro, corrono e giocano a pallone insieme.

Se litigano è solo per via dei buchi.

A Rocki piace fare i buchi dove ci sono i fiori.

A mio marito piacciono i fiori e non sopporta i buchi.

Per il resto vanno d’accordo su tutto.

BULL

BullBULL

Bull era il cane di mio padre.
Era un cane da pagliaio, cioè faceva più danni che altro,ma lo perdonarono sempre.
Era un pastore tedesco.
E come un tedesco era serio e scontroso.
Non abbaiava, se ne stava acquattato e ti assaliva quando meno te lo aspettavi.
Amava mangiare le noci.
Mio padre stava seduto sul cornicione, spaccava la noce, ne mangiava mezza e mezza la dava a Bull.
Era solito scappare dal cortile.
Andava dal vicino a far strage di galline.
Era sempre perdonato, mio padre scrollava la testa, poi andava dal vicino a scusarsi, portava qualche bottiglia di vino e pagava tutti i danni che Bull causava.
A me Bull portava le galline ancora vive.
La prima volta che successe, era una mattina di agosto, mi ero alzata per andare a lavorare, uscita in giardino sentii distintamente: ” …cococo, coco, cocococo… “.

Credevo di avere le travvegole, stupita, incredula trovai tre galline in un cespuglio, un po’ spennate ma vive.

Poi l’arcano si scoprì…era Bull che le prendeva dal vicino e me le portava.
Arrivò anche un compagno per Bull. Aveva un anno. Si chiamava Rocki.
Bull morì di vecchiaia.

BAGHERA

BagheraBAGHERA

 

Da Nerina, la bastardina nera, e Pierino, il volpino bianco, nacquero quattro cagnolini, tre trovarono una casa nuova, Baghera rimase con noi.

Avevamo trovato una casa anche per lei.

Ma poi non ce l’abbiamo fatta a darla via.

Baghera è dolce affettuosa ma ha paura.

Trema dalla paura.

Si nasconde.

Vuole stare solo con la sua mamma. E’ nera come lei, ma non ha la sua eleganza.

Sta sempre nascosta, bisogna tirarla fuori dai pertugi, perché altrimenti neanche viene a mangiare.

Con gli anni è diventa meno timida, ma solo con noi della famiglia.

Bisogna stare molto attenti, perché Baghera, quando arrivano amici o conoscenti, si nasconde ed esce solo per morsicarli alle caviglie.

Lo fa perché ha paura.

Ormai nonostante le nostre attenzioni, ha lasciato i segni dei suoi denti a tutti i nostri amici.

E’ tanto affettuosa, sente i tuoi stati d’animo.

E ti lecca quando sei triste, si stende ai tuoi piedi e ti guarda fisso negli occhi…e ti comprende.

E ti fa le feste, fa le piroette, i salti e le capriole.

E quando non sa proprio cosa fare di più, dalla contentezzafa la pipì all’improvviso, come fanno a volte i bambini.

Ora è rimasta sola,e la notte è straziante sentirla piangere.

Sogna e piange.

Forse le mancano Nerina, Pierino ed Ivan.

La teniamo in casa con noi, ha il suo divano, è molto vecchia ha ventuno anni, ma la notte piange lo stesso.

Ora se ne è andata.

La sera era lì, affettuosa come sempre, la mattina dopo non c’era più.

IVAN

IVANIVAN

 

Un mese dopo l’arrivo di Pierino, superato il dispiacere per la perdita di Igor II, comprammo per la seconda volta un cane di razza  Pinscher.

Lo chiamammo Ivan perché era piccolo piccolo ma voleva comandare solo lui.

Lui voleva mangiare per primo.

Lui voleva stare in braccio e non voleva che facessimo le coccole agli altri cani.

Se la prendeva con Pierino, facevano la gara della pipì.

Pierino alzava la gamba e faceva la pipì per marcare il territorio. Arrivava Ivan ed andava a marcare il territorio nello stesso punto di Pierino, allora ritornava Pierino a rimarcare il territorio, poi ritornava Ivan, sempre così fino a che alla fine Ivan scoppiava ad abbaiare arrabbiato, tremando furibondo.

Voleva vincere ma non aveva pazienza.

Si credeva un tombeur de femmes e non era capace di fare niente.

Era impotente.

Soffriva anche di epilessia.

Era sempre arrabbiato con tutti.

Era sempre arrabbiato col mondo.

Era sempre arrabbiato con Pierino, ma quando era freddo stava nella cuccia al caldo sotto al pelo spesso e lanoso di Pierino.

Se ne andò qualche mese dopo Pierino, come se senza il suo nemico non potesse vivere.