DANIELA

Daniela4DANIELA

Nel nostro piccolo gruppo di “strani” composto da Marco il femminiello, Anna la coraggiosa, Katiuscia la dinamitarda, Paolè la contestataria c’era anche un’outsider: Daniela.
Daniela era matura, responsabile, composta, affidabile, studiosa, non saltava mai le lezioni ed era sempre ben educata.
Era la beniamina delle mamme e dei Prof.
Non amava le risse, nè i fumetti, nè la musica, nè contestare e neanche i libri, le piacevano ma non li amava.
Non si lasciava mai dominare dalle passioni, era…Apollo senza Dioniso.
Tanto per essere chiari, Daniela non partecipava mai allo stupido gioco della cerbottana.
Era sempre col nostro sparuto manipolo, taciturna, quasi assente ma amichevole e salda.
Eccelleva in tutte le materie, stava nei banchi della prima fila, ma a differenza dei secchioni i compiti risolti li passava a tutti.
Aveva splendidi occhi verdi e non mi piaceva che li nascondesse portando i capelli in modo da celare quasi tutto il volto.
Daniela aveva affrontato la sua fossa dei leoni, si era rovesciata addosso una pentola di acqua bollente, aveva il viso e parte del collo e della spalla piagati.
Questo era il motivo per cui Daniela si univa a noi, anche se non aveva gli stessi interessi, noi non vedevamo il suo volto sfigurato.
Oggi Daniela ha fatto carriera in banca, la scienza ha aiutato il suo volto ma l’affetto fra noi è rimasto immutato.

LA PROF. D’ITALIANO

Paolè LA PROF. di ITALIANO

Ora, dopo che ho raccontato l’episodio di Anna e la sua vittoria sulla Prof. di italiano, voi penserete che io non amassi la Prof. e la sua materia.
Sbagliato.
Io mi ero impegnata al massimo con lei, e se all’orale prendevo otto come le sue preferite, allo scritto il mio solito voto era: quattro.

Secondo la Prof. io ero troppo fantasiosa ed andavo fuori tema. Ogni volta che credevo di avere fatto un bel componimento e aspettavo speranzosa l’arrivo dei compiti corretti…che delusione vedere il mio foglio con quei rigoni rossi di correzione, ma soprattutto perchè le frasi che più mi piacevano erano state interamente tagliate perchè fuori luogo.
Stanca di cercare la sua approvazione avevo abbandonato le lezioni di latino per farle un dispetto.

Iniziai ad innalzare l’atlante geografico per nascondermi e leggere quello che mi piaceva senza ascoltare le lezioni.
Aveva voluto la lotta e lotta era.
I quattro rimasero quattro ma anche gli otto rimasero otto perchè amavo le poesie, la storia, i classici e la Prof. non mi prese mai in castagna con le interrogazioni orali.
I miei compagni pensavano che la odiassi, io semplicemente volevo solo essere considerata; ma siccome per Ella io ero una pupattola che leggeva i fotoromanzi, io per non deluderla arrotolavo le gonne al giro vita perchè diventassero corte, corte, ostentavo fra le dita un’enorme cerbottana e vittoria era quando osservandola con impertinenza coglievo nei suoi occhi casti tutto lo scandalizzato perbenismo.
Cara Prof. di italiano, guarda caso il tuo nome è Anna, nome che ricorre nella mia vita, nel bene e nel male, tu sei stata la mia prima grande delusione, causa di un sogno infranto, anche se devo dirti che riguardo ai fotoromanzi avevi ragione, ma la lotta che ho fatto a te ha fatto male solo a me.

 

MILLA

millaMILLA

Erano due giorni che Milla girava attorno a quell’albero di caco.
Era un albero maestoso, con tante foglie verde bosco, pieno di frutti arancioni.
Sul primo ramo splendente stava un frutto, un caco rosso, maturo, e Milla lo guardava vogliosa.
Nei suoi sei anni di vita, era la cosa più bella che avesse visto.
Decise che sarebbe stato suo.
Provò ad arrampicarsi, ma il fusto era talmente liscio, che non era possibile appigliarsi.
Prese allora una sedia, niente da fare.
Provò col seggiolone della sorellina, niente da fare.
Oh, come avrebbe voluto una scala, ma non c’era, doveva riuscirci con quello che aveva.
Strisciò il tavolo della cucina sino all’albero, poi con l’aiuto di una sedia vi issò il seggiolone.
Infine salì pericolosamente sulla torre ottenuta.
Stando in punta di piedi riuscì a sfiorare il frutto agognato, ma non a staccarlo.
Fece allora un piccolo saltello, afferrò il frutto, ma all’improvviso la torre franò.
Milla cadde a sedere scoperto su un letto di ortiche.
Non si curò nè della caduta, nè del pizzicore, si guardò le mani vuote…il caco, il caco dov’ era?
Era poco più in là.
Spiaccicato per terra.
Completamente polverizzato.

THOMAS

thomasTHOMAS

L’ha conosciuto, girando giù e su, lungo i viali della stazione di una piccola città italiana.
Lui una checca di mezza età su un suv, cercava compagnia.
Thomas un ventenne brasiliano, arrivato in Italia in compagnia di una tardona che si era invaghita di lui.
Thomas sale sul suv.
E’ da qualche mese che si prostituisce, preferisce così.
Non ce la faceva più a sopportare la tardona. Una maniaca del sesso era, lo abbracciava, lo accarezzava, lui aveva tanto bisogno d’affetto,
e poi con la bocca vogliosa iniziava a leccarlo sul collo, sui capezzoli e poi più giù, più giù.
Non era mai sazia, sempre sesso e sesso.
Si prostituiva per guadagnare qualcosa, lui era un bel ragazzo, alto, dal fisico perfetto, con la pelle dorata e lucida, i muscoli guizzanti e gli piacevano i bei vestiti firmati.
Ma non era solo per i soldi, la tardona lo aveva talmente smagato che avvertiva un conato di vomito se la paragonava alle donne della sua terra.
Cercava un po’ d’affetto dagli uomini, gli pareva che fossero più sensibili, meno affamati.
Thomas e Mario ( la checca del suv) ora fanno coppia.
Mario ha i suoi problemi, è attratto solo dai giovani, quelli della sua età offendono il suo senso estetico molto pronunciato.
Thomas, sa bene come sbava per il suo corpo, ma almeno si occupa anche della sua persona.
Lo sta aiutando a regolarizzare la sua posizione in Italia. Gli ha trovato un lavoro in un ricovero di anziani dove Thomas è letteralmente adorato per il suo calore e la sua disponibilità.

Lo aiuta a pagare l’affitto dell’abitazione…beh dovrà pure avere qualcosa in cambio.
Dimenticavo, quando Thomas è in “saudade” e non ha proprio voglia di fare all’amore, Mario si incazza e se ne va.

Ma poi gli manda una carica telefonica perchè Thomas possa telefonare a casa dalla mamma.

O gli porta le sigarette o un cd di musica latina.

Oppure riesce a trovare ancora una serata per fare spettacolo, un tempo Mario aveva serate anche fuori regione, ha una bella voce.
In quelle sporadiche serate, mesto residuo di popolarità, Mario canta con gli occhi lucidi e Thomas piange.

CHISCIOTTA

ChisciottaNon stavi bene.
Te ne eri accorta anche tu.
Non ti piacevano più i libri.
Tu, che quando avevi vent’anni, volevi essere in pensione, anziana, per stare tutto il tempo a leggere.
Non stavi bene.
Ti hanno mandato a casa il medico amico.
Ti sei fidata.
Lui ti ha tradito, non ha mantenuto il segreto.
Volevi andare sola al colloquio.
Non te lo hanno permesso.
Ti sei trovata chiusa in gabbia, con le ali tarpate.
Tu che ami la libertà.
Non ti hanno lasciato andare sola al colloquio.
Ti volevano accompagnare.
Tu ti sentivi sola, di nessuno ti fidavi.
Volevi andare sola al colloquio.
Non te lo hanno permesso.
Ti sei messa a girare in mezzo alla strada, fra camion ed auto in corsa.
Indifferente.
Lasciatemi la facoltà di decidere, altrimenti meglio non vivere.
E’ arrivata l’ambulanza.

Docile sei salita.
Indifferente.
Il medico ti ha guardato con occhi irridenti ( ti hanno poi spiegato che è una tattica psicologica), e ti ha detto: – guarda che ti teniamo qua-.
Tu hai risposto:- non me ne importa niente, datemi un libro e sono a posto-.
Ti hanno rimandato a casa.
La tua avventura è durata solo qualche ora dolorosa.
Hai fatto l’esatto opposto di Don Chisciotte, senza libri sei diventata pazza, coi libri sei rinsavita.