CARLETTO IL DRAGHETTO prima puntata

Questa è la storia di Carletto un bambino che si credeva un draghetto, no, non un draghetto metaforico come quello del disegno, un draghetto nel senso che credeva di saper fare tutto. Era nato così, pieno di entusiasmo, tutto gli sembrava possibile, tutto gli sembrava bello. Le sue avventure che io vi racconterò, iniziarono molto presto. A otto mesi,la mamma aveva il vizio di metterlo in una scatola con le inferriate, lo chiamano box. Carletto aveva appena iniziato a gattonare e non gli andava proprio a genio di stare rinchiuso, proprio ora che poteva andare alla scoperta del mondo, aveva sempre solo guardato e desiderato toccare, adesso che poteva farlo lo avevano imprigionato. Non era giusto. La mamma lo lasciava lì e se ne andava per i cavoli suoi. Non era giusto. Carletto cercò vie di fuga, per giorni e giorni tentò di uscire dal box senza riuscirci. Ma un giorno attaccandosi alla rete e dondolando e dondolando riuscì a capovolgere la scatola maledetta e Carletto a gattoni se ne andò. Andò un po’ qua e un po’ là,finché si trovò sul balcone, tra i fiori. Che bello infilarsi coi piedini e lasciarli penzolare nel vuoto, quasi quasi riesco ad infilarmi del tutto e così scendo nell’erba sottostante, pensò Carletto. Mentre stava scivolando sotto le inferriate, arrivò urlando la mamma, con le mani sui capelli, pure piangeva, così Carletto tirò su gambe e piedini e gattonò verso il box, gli dava fastidio che la mamma si arrabbiasse e con il dito indice gli dicesse:”Non lo fare più”. Questa volta però la mamma mi prese in braccio e mi sbaciucchiò, non la finiva più di darmi baci. E’ stato ad otto mesi che ho capito che le donne sono strane.

 

immagine di Teoderica

IL CUORE COME IL MARE

ImmagineL’uomo e il mare

 

Uomo libero, sempre amerai il mare!

Il mare è il tuo specchio; tu miri, la tua anima

nello svolgersi infinito dell’ onde,

e il tuo spirito non è abisso meno amaro.

Ti piace tuffarti entro la tua propria immagine;

tu l’abbracci con gli occhi e le braccia, e il tuo cuore

si distrae talvolta dal suo palpito

al rumore di questo lamento indomabile e selvaggio.

Siete entrambi tenebrosi e discreti:

uomo, nessuno ha sondato la profondità dei tuoi abissi;

mare, nessuno conosce le tue ricchezze nascoste,

tanto siete gelosi di conservare i vostri segreti.

E tuttavia dai secoli dei secoli

vi combattete senza pietà né rimorsi,

talmente amate la carneficina e la morte,

o eterni lottatori, o fratelli implacabili.

 

 

Charles Baudelaire

 

Avevo già presentato questa poesia , ma  la ripresento perchè il mare come l’uomo è profondo  misterioso e crudele, dal mare arriva la vita e arriva la morte.


 immagine di Teoderica

PER TE

soleEro piccola e ti aspettavo

guardavo e ti cercavo negli occhi degli altri

io continuavo ad aspettarti

ma tu non arrivavi mai

ma tu non arrivavi mai

poi ho messo gli occhiali

e non ti aspettavo più

è stato allora che mi sei scoppiato dentro al cuore

è stato allora che ho messo gli orecchini color del mare

e perchè la nostra storia non finisse mai

ma proprio mai

ho scritto il nostro libro d’amore

 

Paola Tassinari

IL PROF. DI DISEGNO

prof  disegnoIL PROF. DI DISEGNO

A scuola ero brava, mi piaceva andarci, paradossalmente la materia che mi piaceva di più: l’italiano, io e la Prof. non ingranavamo, l’altra materia preferita: il disegno…ma il Prof. era troppo…troppo e basta.
Il Prof. di disegno non alzava mai la voce, mi aveva fatto conoscere Giorgione, Van Gogh, i fratelli Carracci, Caravaggio ed il sublime Botticelli.
Mi diceva…brava, bravissima.
Le mie opere erano esposte nelle sale della scuola e alla lotteria di fine anno trovavano sempre acquirenti.
Disegnare mi piaceva, dipingere ancora di più, il Prof. mi stimava e mi sosteneva, volle parlare anche con mio padre per convincerlo a farmi proseguire gli studi artistici.
Cosa c’era che non andava?
Ancora non lo so bene.
So che detestavo la sua guancia che sfiorava la mia, quando arrivava per controllare il mio lavoro.
Poi c’era il rito, il mio disegno doveva essere sempre affisso in alto, anche se c’era posto in basso, il Prof. diceva che così si vedeva meglio, inizialmente mi inorgogliva, ma poi non capivo perchè il Prof dovesse prendermi in braccio per farmi salire sulla sedia per affiggere la mia bella opera là in alto, lui diceva che faceva così perchè aveva paura che io cadessi e mi facessi male, ma io percepivo una sensazione di sporco…a un certo punto decisi che essere brava in disegno aveva un prezzo troppo alto e che forse Giorgione non era poi granchè, che forse era meglio Van Gogh con i suoi campi gialli di grano maturo.
Così alla fine io volevo la Prof. di italiano, ma lei non mi voleva, il Prof di disegno mi voleva ma io non volevo lui.
Che strana la vita e che strano quel mio “sentire anomalo” con cui percepivo le attenzioni del Prof.
Forse la mia testolina galoppava troppo con la fantasia.