Fantasia

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Dovete sapere che quando si nasce si è un po’ come tutti gli animali…incoscienti

Poi un’anima, lassù nel cielo, decide di tornare sulla  Terra, perché sapete ci si stanca di stare nello stesso posto, e si sceglie un bambino o una bambina di circa due anni per entrare nel suo cuore e dargli la coscienza.

Fantasia, era un’anima molto amata nel cielo, e fu per questo che quando Fantasia decise che era ora di tornare laggiù, tutte le altre anime le dissero di stare molto attenta alla scelta del bambino o della bambina.

La ammonirono, resta qua, sulla Terra la fantasia non è apprezzata.

Fantasia scrutando dal cielo, con la vista stratosferica che si ha lassù, si invaghì di una bambina che abitava in campagna e che osservava coi suoi occhi ogni cosa con meraviglia.

“Con lei starò molto bene” si disse Fantasia.

Un volo ed entrò in lei.

La bambina fu una dolce sorpresa, accolse la fantasia come suo tratto distintivo.

Ma con orrore Fantasia si accorse che la bambina abitava con genitori e sorelle, non dico cattivi, ma con caratteri assai lontani dal mondo della fantasia, qui in questa famiglia non esistevano favole, libri, sorrisi e baci, non ci si stupiva neanche di un fiore o di un  insetto, per loro il mare era acqua e il cielo era aria.

Che avrebbe fatto questa bambina con la fantasia dentro di lei?

Non sarebbe stata apprezzata, né amata.

Ma l’amore di Fantasia l’avrebbe sempre sostenuta e le avrebbe donato stelle celesti e stelle marine in tutti i suoi pensieri.

 

 

 

 

 

Nerina la cagnolina nera

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Nerina era una cagnolina nera, dal portamento elegante, camminava come se avesse le scarpe coi tacchi.

Era affettuosa, una vera signora, anzi ci sono delle signore peggio di lei.

Quando mangiava lo faceva con grazia, sembrava che usasse coltello e forchetta.

Viveva in campagna, in un bel giardino, il padrone le voleva bene, le faceva fare i voli in alto e poi la stendeva sull’erba calda dal sole e gli grattava la pancia.

Il figlio del padrone, era un suo amico, insieme cantavano e quando lui suonava il flauto dolce, soffiando non dalla bocca ma dal naso, Nerina lo accompagnava coi suoi ululati.

“Poi c’era la moglie del padrone, con lei ci capivamo con lo sguardo, a volte era tanto triste e io le davo sollievo con le mie leccate, e lei allora sorrideva.

Ho avuto poi un sacco di pretendenti, non solo cani bastardi, anche di razza.

Volevo stare libera, ma poi mi ha conquistato un volpino dal pelo bianco, era talmente innamorato di me che mi sono impietosita.

Non so se era amore, ma vederlo andare su e giù, lungo i bordi del mio giardino, aveva fatto un solco profondo tutto attorno dove pestava con le sue zampe, e il vederlo smagrire sempre di più, mi sciolsero il cuore e lo accettai come fidanzato.

Il matrimonio fra cani non usa, ma fummo una buona coppia, ogni tanto lo dovevo strigliare perché era un po’ intemperante ma Pierino, così si chiamava, fu un buon padre per i miei cuccioli.

Ora i miei cuccioli sono con altre famiglie, stanno bene, il mio padrone ha scelto con cura le famiglie.

Uno dei cuccioli, una femmina, il cui nome è Baghera perché è nera come la notte senza luna, è rimasta con me perché era un po’ malaticcia, ma ora con le dovute cure è diventata un fior fiore di cagnolina.

Pierino è partito prima di me, mi sta aspettando in Paradiso, fra poco lo raggiungerò.

In Paradiso anch’io, perché per gli animali non esiste Inferno o Purgatorio, questi ultimi due sono solo per gli uomini”

 

 

 

Il ragno Boccadirosa

Boccadirosa

 

Un ragno di nome Boccadirosa, aveva questo perché era un ragno femmina a cui piaceva darsi il rossetto.

Era un bellissimo esemplare di ragno e per di più era il più bravo a tessere la tela.

Ma invece di essere contento delle doti che aveva ed essere generoso con chi ne aveva meno, soleva dire agli altri:

“Io sono il più bello, io sono il più bravo, nessuno può competere con me.”

Poi sprezzante scuoteva le zampe e proseguiva:

“Non sapete fare nulla, puah; ma cosa state a fare al mondo!”

Inutile dirvi, che gli altri ragni suoi vicini, soffrivano e si sentivano inadeguati, erano talmente soggiogati da non capire che Boccadirosa era prima di tutto un gran cattivone.

Gli altri ragni vedevano la bellezza della sua tela, la perfezione della trama e gli perdonavano tutto.

Ma un ragno piccolino, nato da poco, non poteva sopportare tanta arroganza, perciò gli fece uno scherzo un po’ cattivello.

Gli fece credere che in tv era in corso uno show in cui venivano premiati i più bravi, potevano partecipare tutti.

Boccadirosa, era talmente piena di sé che credette di poter gareggiare al programma, anche se tutti sanno che possono partecipare solo gli umani.

Boccadirosa si mise in viaggio, ed arrivò agli studi televisivi.

Qui fu subito schiacciato, fu fortunato morì all’istante, senza dolore.

E infine occorre dire che i piedi da cui fu schiacciato erano di una famosa presentatrice, non due piedi qualunque, Boccadirosa sarà sicuramente stata felice di questo.

 

 

 

Il topo Diavolito

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Il topo Diavolito, era chiamato così perché aveva i baffi a forma di 6, e tutti sanno che il numero 666 è il numero della bestia, è il numero del diavolo.

In realtà era buono come un angelo.

Veniva dalla campagna ed era arrivato in un appartamento in città, per seguire la sorellina, che si era innamorata di un topo di città.

Aveva seguito la sorella per assicurarsi che avesse una  vita tranquilla, perché sia lei che il fidanzato erano poco scaltri, e a questo mondo senza un pizzico di furbizia non si ottiene nulla.

A Diavolito non piaceva essere furbo, intelligente sì, ma furbo no.

L’uomo invece, aveva deciso di fare il furbo, e così Diavolito per non soccombere aveva dovuto adattarsi.

Si sa che quando si va in guerra bisogna andare ad armi pari.

Diavolito stava nella sua tana, un piccolo pertugio, dotato di ogni confort.

Doveva uscire solo per racimolare qualcosa da mangiare  ed era dura, molto dura.

Già con la fame in corpo non si ragiona, poi potevi imbatterti in una trappola infernale, che ti allettava col formaggio, tu entravi attratto dall’odore delizioso e zac…rimanevi imprigionato.

Ma ancora peggio, potevi rimanere incollato e tirare come un disperato le zampine per scollarle, qualche topo grosso ce la faceva a scappare, ma io che sono piccolino se becco la colla sono finito.

Poi c’era la padrona di casa, una volta aveva visto Diavolito, si era messa ad urlare, era salita sulla sedia, non credevo di fare tanta paura, gli umani sono ben strani.

C’erano anche due gatti, che pena mi facevano, io rischiavo, ma avevo tanti interessi, vivevo la vita che mi era stata data, ma quei due Cip e Ciop erano come statue, praticamente non vivevano.

Devono la loro fortuna a me, per colpa mia furono scacciati da casa, ma conobbero la libertà.

Io, per conto mio spero di morire nel mio letto in pace.  Diavolito vi saluta tutti.