PAVOLA

PavolaPAVOLA

Si svegliò e si vide.
Esisteva.
Scese dal letto appoggiando un piede a terra, sentì duro e freddo, ebbe un brivido di piacere. Le piacque.
Passo dopo passo si trovò a non poter andare più avanti, ma vide la luce, andò con la mano là e con sorpresa la luce aumentò, poteva andare avanti. Arrivò ad una lunga scalinata, sapeva che poteva andare avanti, che doveva andare avanti. Gradino , dopo gradino scendeva, inizialmente con la schiena attaccata al muro, poi sempre più spedita; si ritrovò con lo stesso spiraglio di luce, ora sapeva che andando con la mano là verso la luce e spingendo sarebbe andata avanti. Questa volta fu più difficile, ma insistendo riuscì ad aprire.
Quanta gente, tante persone come lei, ebbe paura.
Una voce gaia disse:” La piccola si è svegliata, fate posto a tavola, questa mattina mangia con noi”
Pavola capiva le parole, ma non riusciva a rispondere, voleva ma non vi riusciva.
La misero a tavola, lei si sentiva piccola, gli altri erano come lei, ma erano grandi, ed altri ancora più grandi.
La stessa voce di prima venne accanto a lei, le piacque tanto, la amò per prima, le mise nel piatto qualcosa che a lei parve buono, buonissimo. La voce era della nonna:” mangiala è buona, è zuppa di cipolle, c’ è anche il pomodoro”.
Finito di mangiare lei rimase sola, tutti andarono via di fretta, la nonna la prese per mano: ” Vieni con me, ti porto fuori”.
Fuori… fuori c’ era la luce, tutta luce, era blù… ” Là è il cielo e lì la terra ” disse la nonna, sotto ai piedi c’ era qualcosa, Pavola si chinò e prese con la mano una cosa calda e strana, le piaceva, sarebbe rimasta volentieri a frugare lì con tutte e due le mani.
La nonna parlò ancora : ” Tornate indietro, prendete anche la Pavola, anche a lei piaceranno le ciliegie”.
Quello che era il nonno, tornò indietro, la prese per mano, la accompagnò ad un carro, spiegò che serviva per la raccolta delle ciliegie.
Attaccato al carro c’ era qualcosa che Pavola decise che le piaceva molto, era come lei e allo stesso tempo diverso, grande, bello, bello, il nonno disse che era un somaro e meraviglia delle meraviglie il nonno la prese sotto le braccia e la mise sopra al somaro.
Altri volevano salire sul somaro, ma il nonno:”La Pavola non può camminare a lungo, è piccola, voialtri avete le gambe buone, camminate”.
Fu così bello, e le sorprese non erano finite.
Arrivarono in un posto grande, grande, bellissimo, tutto blù e verde, il cielo e l’ erba, le piacque tanto, tantissimo l’ erba.
Le diedero in mano delle cose rosse, un nuovo colore, un colore importante, Pavola le guardava… erano belle, bellissime.
” Ma che fai stupidina, mangiale, mangiale”.
Ma Pavola non voleva mangiarle, le piaceva troppo guardarle.
Qualcuno le aprì la bocca, le mise dentro la cosa rossa, lei schiacciò i denti, buono, ma che miracolo è questo, buono, più buono della cipolla col pomodoro… erano le ciliegie.
Quel giorno Pavola decise che le piaceva essersi vista per la prima volta, le piaceva quello che era e dove era.
Le piaceva esistere.
Pavola è nata in agosto, le ciliegie si raccolgono in maggio, quindi quel giorno aveva circa due anni e per lei maggio è ancora il mese del vino e delle rose.

KATIUSCIA

KatiusciaKATIUSCIA

Talmente scema, che diventava adorabile.
Katiuscia non era il suo nome, se lo era scelto perchè era il nome di una mitragliatrice e di una protagonista dei fotoromanzi Lancio ( esistono ancora).
Eravamo compagne di scuola negli anni settanta.
Si dava arie di vita vissuta allo sbando, ma era più scema e ignorante di me.
A chi la importunava lei replicava: ” sei ignorante come un camion di carabinieri “.
Le piaceva ballare, le piacevano i ragazzi.
Ballava e baciava.
Le dicevano: ” sei una zoccola ” .
Lei rispondeva: ” mi piacciono le zaccole ” ( non sapeva cosa era una zoccola, credeva fossero le anatre, che venivano chiamate in dialetto romagnolo zaccole).
Le piacevano quelli fuori dalle regole e si dava arie di vita vissuta allo sbando, per essere accettata da loro.
” Vieni fuori con me a provare dell’ LSD ” lei magari sarebbe andata, se non l’ avessero fermata eeeee pensare che non sapeva neanche cosa fosse uno spinello.
” Non stare vicino a quella ragazza, ha lo scolo ” ,
e Katiuscia impertinente rispondeva: ” e allora che sarà mai ” .
” tu non lo sai cos’ è lo scolo ” ,
” io lo so ,”
” dillo “,
” beh lo scolo è un rivolo d’ acqua “.
Che risate si fecero .
Tu, Katiuscia te ne sei andata impettita ed offesa.
Ora che ci penso non ricordo il tuo vero nome, ma spero che ovunque tu sia la vita ti abbia lasciato un po’ del tuo candore.

GIANLUIGI

Nuova immagine (2)GIANLUIGI

Inquieto, scontento, ma sicuro di sè.
Macina pensieri di grandezza.
Non sa bene cosa farà da grande, ma si sente un predestinato.
Ha tutto per riuscire nella vita: intelligenza, charme, possibilità, istruzione.
Sa vivere nel mondo.
Incontra Romina, un’affascinante ragazza naif.
Certo Romina è grezza, ma lo stuzzica, perchè non cade subito ai suoi piedi. E’ così piena di sani principi obsoleti, così altera nella sua pochezza, non sa proprio vivere nel mondo di oggi, ma è così bella. I suoi amici hanno la bava alla bocca per la gnocca che si è trovato.
Ma Romina non cede, non si fida di lui, gli dice che il suo mondo è fatto di cose semplici, gli dice che lui non è adatto ai sacrifici di una vita normale.
Questa poi, una mezzacalzetta come Romina lo rifiuta, gli dice sesso sì, ma non vita in comune.
Incredibile GianLuigi si è sacrificato, mangiando cibo casereccio, sbaciucchiando parenti rinsecchiti ed ottusi, sopportando battute sceme e linguaggio truculento. Lui, così fine, per cosa poi si è sacrificato, l’ha sposata, con tanto di cerimonia in chiesa (anche la religione ha dovuto mandare giù). E poi, le sue speranze svanite. Aveva pensato che allontanandola dalla famiglia, facendole conoscere la vita che conta, avrebbe capito come gira il mondo.
E ‘sta scema, gli dice che è lui che non vale un cazzo.
Per fortuna se ne è andata senza fare storie.
GianLuigi scuote la testa, lui ci ha messo tutto sè stesso, per fare uscire dalla crisalide la farfalla.
E’ proprio vero che ad essere buoni ci si rimette sempre.

ANNA

anna 1ANNA

Capelli neri, lunghi e setosi, occhi grandi come quelli di un cerbiatto e coraggiosa.
Aveva perso la madre in tenera età.
Viveva sola col padre.
Amava i fumetti, durante le lunghe ore di italiano, innalzava sul suo banco l’atlante geografico, dietro a cui si nascondeva alla vista della Prof, a leggere le sue amate avventure.
Un giorno, non fu lesta a nascondere il giornalino e fu scoperta.
La Prof le sequestrò l’abominevole lettura e si avviò verso il cestino per stracciarla.
Anna si alzò in piedi e disse:
“Lei non può romperlo, perchè io l’ho comprato con i miei soldi, è mio non suo”.
La prof paonazza, si fermò e mise il fumetto nel cassetto della cattedra.
Anna si diresse, mentre la classe ammutoliva, con passo fermo alla cattedra, aprì con impeto il cassetto, prese il suo fumetto e guardando negli occhi la Prof, si rivolse a lei in tono calmo:
“Lei non può sequestrare un mio oggetto, ora io lo prendo e le assicuro che non lo leggerò durante le ore di lezione”.
Inspiegabilmente la Prof sempre pronta ad inviarti alla segreteria del preside o a metterti una nota, rimase senza parole e fremente di rabbia repressa ammutolì.
Noi ragazzi aspettavamo la tempesta a scoppio ritardato… ma la cosa finì lì.
Anna oggi è una stilista nota ed affermata, costumista di talento, ma ha affrontato scogli persi, scogli insormontabili, scogli superati e scogli vinti.
Anna la coraggiosa.

 

BILLY BUD

billy budBILLY BUD

Anna ed io eravamo compagne di scuola, risparmiavamo i soldi della merenda per comprarci libri e fumetti. Avevamo un patto, dividevamo le spese a metà, lei leggeva per prima poi leggevo io, quindi se era un fumetto lo conservava Anna
, se era un libro lo tenevo io.
Il patto funzionò benissimo sino all’ incontro con Billy Bud.
Lo incontrammo alla solita libreria, dovevamo comprare Messalina un fumetto più erotico che storico, ma quella mattina c’ era in libreria un romanzo di Melville, con la copertina bianca e vistose bande verde pisello ad incorniciare il titolo e la foto del ragazzo più bello che avessimo mai visto, talmente affascinante che ce ne innamorammo all’ istante. Dimenticato il fumetto di Messalina, cacciammo fuori tutti i soldi che avevamo, andando in prestito anche da Katiuscia , un’ altra nostra amica, e lo comprammo. Ma qui sorse l’ inghippo, Anna disse che questa volta l’ avrei letto io per prima, ma poi lei avrebbe tenuto il romanzo, in cambio mi dava ben dieci fumetti. Io non sentivo ragioni, il libro l’ avrei tenuto io, ma guarda che pretese, lei aveva sempre tenuto i fumetti, che voleva ora, a me non importava leggere per prima, mi importava tenere il libro. Anna disse allora che lei si sarebbe accontentata solo della foto di Billy Bud, ma a me non piacevano i libri “rotti”. Dai e dai cominciammo a spintonarci , una tirava il libro, l’ altra tirava, la copertina si ruppe, soprattutto si ruppe la foto di Billy Bud. A quel punto Anna strappò del tutto la foto e la fece a pezzettini, disse…tienilo pure ora a me non interessa più. La bellezza della foto di Billy Bud era innegabile ( Anna ed io associavamo le immagini della copertina al romanzo, per noi la copertina rispettava il contenuto) e quando lessi il romanzo rimasi con un sapore acerbo, acre perchè col mio egoismo, con il mio volermi tenere tutto ero stata la causa della morte anche dell’ immagine di Billy Bud… perchè come tutti sanno la morte dell’ affascinante marinaio di venti anni fu ingiusta che più ingiusta non si può. Ancora oggi ho quel piccolo volume dalla copertina un po’ stracciata con in mezzo una finestra aperta dove un tempo ormai lontano c’ era la foto di Billy Bud.