In bocca il lupo…crepi il lupo

panda In bocca il lupo…crepi il lupo. Quando è nato questo sciocco modo di dire? Da anni io rispondo a chi mi augura fortuna con “in bocca al lupo” con un “viva il lupo”, non ne posso più di augurare al lupo di crepare, non mi piace per niente la lotta, oggi non più scusabile, in quanto il lupo è in estinzione e non divora più le pecore che erano l’unico sostegno un tempo per i pastori, in estinzione anche questi ultimi. Racconti, favole tutte col lupo cattivo eppure con San Francesco il lupo era buono come mai? Comunque in bocca al lupo significa che stai in bocca al nemico, una prova, un esame, una gara ecc. quindi dicendo “crepa” metaforicamente lo uccidi e lo superi. Ma sapete cosa porta in bocca il lupo? I suoi cuccioli li prende col morso e teneramente così li protegge e li trasporta, quindi volete essere un po’ più gentili con il lupo che vi prende con la bocca e vi trasporta durante la prova? Viva il lupo!

Mai dire mai

trisNever Say Never Again cioè mai dire mai, non so quando possa aver avuto origine questo modo di dire certo è che è diventato famoso col film di James bond, l’agente 007, che aveva tale titolo. Sembra che Sean Connery l’indimenticabile protagonista, fosse stanco del ruolo dell’agente segreto e ripetesse più volte ai produttori che “never again” (mai più) avrebbe vestito i panni di Bond… salvo poi cambiare idea da lì a qualche anno, così il nuovo film fu intitolato: Never Say Never Again, cioè mai dire mai. Questa doppia ripetizione del mai, quasi un ossimoro è strisciante di tristezza ma allo stesso tempo piena di speranza. Nei momenti di sconforto, quando sembra non ci sia via d’uscita, il ripetersi che il mai può cambiare, che domani è un altro giorno, dà un po’ di conforto, anche se il  capovolgimento quasi sempre arriva quando non ti importa più. Comunque associo questo detto anche con la morte, in fondo questo mai/morte non si sa con certezza cos’è quindi mai dire morte mai.

Per un punto Martin perse la cappa

carpa 1Per un punto Martin perse la cappa, questo proverbio mi è sempre piaciuto un sacco, vi si può ricostruire una serie di fantasiosi racconti, anche se il significato è che per un’inezia o una disattenzione si può perdere tutto. Ciò può capitare spesso anche col computer, una svista e un virus ti “mangia” tutte le tue ore di lavoro. Ma sono innumerevoli nella nostra vita che col senno di poi riconosciamo che il danno sarebbe stato evitato se più attenti. Nonostante ciò Martin mi sta simpatico come tutte le storielle sulla sua origine. C’è chi afferma che il punto sia quello dei dadi o delle carte dove Martin, per un solo punto, perse la cappa e tutti i suoi averi. Altri dicono che il punto sia quello fatto con ago e filo nella stoffa; un tal Martino volle da un sarto una cappa in poco tempo, Il sarto obbedì, ma dalla fretta non chiuse il filo o punto di chiusura. Martino perse la cappa lungo la strada e non la trovò più. Ma l’ipotesi più simpatica è che il punto sia quello della scrittura, forse per evidenziare la forza del punto anche se così piccolo. Frate Martino, priore di un importate monastero, aveva ricevuto l’ordine dai suoi superiori di scrivere sul portone d’ingresso una frase accogliente per i visitatori: Porta patens esto. Nulli claudatur honesto (La porta sia aperta. A  nessuno onesto si chiuda).Il frate distrattamente non fece caso al punto e lo spostò scrivendo: Porta patens esto nulli. Claudatur honesto.(La porta sia aperta a nessuno. Si chiuda all’onesto).Il povero Martino fu cacciato, espulso dall’ordine dovette lasciare la cappa cioè il mantello da frate.

Ciò che il cuore conosce oggi, la testa comprenderà domani

teodora 4Ciò che il cuore conosce oggi, la testa comprenderà domani, è una frase di Lucio Anneo Seneca. A volte facciamo scelte dal cuore, la ragione ovvero la testa non riesce a frenarci, un impulso travolgente ci spinge magari in quello che al momento è l’inferno: sia una pericolosa relazione d’amore, sia il gesto impulsivo di ribellarsi ad un sopruso,  causando chissà… perdita di lavoro, denuncia o malanimo, ma anche una cosa semplice, che accade sovente, in un impulso d’affetto regalare un oggetto che magari è il nostro preferito e dopo dispiacersene e prendersela con la nostra testa zuccona che se ne è stata a dormire. Ma Seneca dice che la testa poi lo comprenderà, sì, ci sono prove che sono state preparate per noi, per farci comprendere che la vita è oltre, per farci ascoltare il cuore cioè i nostri istinti buoni che ci sono stati tramandati da generazione in generazione, dall’uomo della pietra a noi. Ciò vale per chi ha la testa, chi ha il buon senso, se uno non ha testa l’aforisma non funziona, come vale per chi sente vero cuore: un fuoco di generosità e non opportunismo.