C’era una volta un ranocchio, che non voleva essere un ranocchio, voleva essere un delfino.
Al ranocchio piacevano i grandi luoghi, non sopportava le pozze di acqua stagnanti, dove lui viveva.
Se ne stava sul bordo di uno stagno, su una grande foglia di ninfea a fare gra, gra, gra.
Gracidava e più gracidava, più gli altri ranocchi gli dicevano che solo nelle favole, il ranocchio si trasformava in un principe o in un delfino.
Il ranocchio aveva un bel da fare a spiegare che tutti sono delfini o principi, che era solo una questione mentale, l’esserlo o meno.
Nessuno lo ascoltava, anzi faceva venire agli altri ranocchi talmente tanta rabbia, che gli tiravano le pietre, i sassi ed anche grandi spruzzi di acqua gelida.
Finché una volta il ranocchio fu ferito gravemente.
Fu così che lasciò la sua bella foglia di ninfea, cominciando a vagare per cercare un nuovo posto dove stare.
Ma non lo trovava mai.
Gli altri ranocchi, non volevano con loro un ranocchio che si credeva un delfino.
Arrivò finalmente alla riva del mare, qui il ranocchio esultò: “Ecco la mia casa.”
Si tuffò e in un attimo si sentì delfino, capì allora che i ranocchi potevano trasformarsi.
In realtà, il povero ranocchio, tuffandosi nel mare non sapeva di stare lentamente soffocando nell’acqua salata.
Il ranocchio non si era trasformato in delfino, comprese però, mentre stava per morire che è sempre meglio accettarsi per quello che si è.