FARE FIASCO

 

fiascoI modi di dire, i proverbi, mi hanno sempre affascinato perché vi ritrovo la vera saggezza popolare. Tutti sappiamo che fare fiasco vuol dire fallire in un’impresa avendo peccato anche di boria. Si dice che l’espressione nasca altrove: un fiasco sarebbe stato all’origine dell’insuccesso di Domenico Biancolelli, il famoso teatrante, il più celebre Arlecchino italiano in terra di Francia e il comico prediletto da Luigi XIV, che in una sera sfortunata improvvisò un monologo con un fiasco e venne sonoramente fischiato. Si dice anche che “fare fiasco” nasca dal mestiere del soffiatore di vetro, nel senso di ottenere un fiasco al posto di una forma più bella e difficile da effettuare. Altri dicono che deriva dall’usanza dei veneziani di gettare i frantumi di vetro in un fiasco.  Eppure c’è altro…la radice di fiasco porta al termine: fiandrone che significa uomo di Fiandra e che si usò per definire uno spaccone, volgarmente usando il termine principe dei romagnoli:un pataca, uno che si vanta di prodezze fatte fuori dal paese, come i militi che tornavano dalle guerre di Fiandra millantando eroismi ed invece erano fuggiti. Quindi chi fallisce, chi perde non farà mai fiasco se saprà essere umile ed ammettere la sconfitta.

C’è chi nasce per comandare e chi nasce per obbedire

hitlerQuesto proverbio non mi piace per niente, ma proprio niente, niente, anche se può far riflettere. Da dove nasce l’idea subdola che qualcuno sia più idoneo di un altro ad obbedire o a comandare? L’idea dell’obbedienza e del comandare/potere nasce da molto lontano. Per gli antropologi la costituzione di una società inizia con un atto di violenza diretta a chi mantiene l’ordine sociale… sarai re per sei mesi o un anno poi il tuo sangue sarà versato su di noi beneficamente. Quindi il re avrà obbedienza ma sarà anche il maggior obbediente col sacrificio della sua vita. Non so se ai nostri capi di oggi proponessimo come liquidazione al loro potere questo piatto, lo accettassero volentieri, forse la poltrona non piacerebbe più. Questo proverbio, che non condivido, perché è sul piano verticale ed io soffro di vertigini, forse è nato come strumento per le masse per togliere la loro libertà individuale, perché siano docili pecore… ma con quale diritto si appropriano della nostra vita? Non era chi comanda che deve privarsi di tutto? Vi allego due brevi frasi, una da un obbediente e l’altra da un comandante.

“…e gli uomini furono felici di essere condotti di nuovo come un
gregge e che il loro cuore era stato infine alleggerito di un dono
così terribile (della libertà) che aveva causato loro tanti
tormenti”.  (Dostoievsky)

“Le masse non sanno cosa farsi della libertà e, dovendone portare il peso, si sentono come abbandonate. Esse non si avvedono di essere terrorizzate spiritualmente e private della libertà e ammirano solo la forza, la brutalità e i suoi scopi, disposti a sottomettersi. Capiscono a fatica e lentamente, mentre dimenticano con facilità. Pertanto la propaganda efficace deve limitarsi a poche parole d’ordine martellate ininterrottamente finché entrino in quelle teste e vi si fissano saldamente. Si è parlato bene quando anche il meno recettivo ha capito e ha imparato”

Thank you very much… ma la morte livella tutto.

 

Non desiderare in cuor tuo la sua bellezza; non lasciarti adescare dai suoi sguardi, perché, se la prostituta cerca un pezzo di pane, la maritata mira a una vita preziosa. (6, 25 – 26)

occhi 1Questo proverbio di Salomone, è assai sibillino, mi fa pensare che sia contro le donne. Mi sembra molto desueto ai giorni nostri, dove ormai ci sono più divorziati che sposati, più corna che un cesto di lumache, si dice in Romagna. Ed anche tanti che si sono gettati sulle religioni orientali, il tantrismo, il buddismo che professano il sesso come terapia, quindi il proverbio è veramente out. Dice di non desiderare la donna altrui, anche il solo desiderio si può trasformare in ossessione e può condurre a compiere cose insane, inoltre sia la prostituta che la maritata vogliono qualcosa da te, e poi si fa del male al marito di quella donna. Anche le donne non devono desiderare gli uomini altrui in quanto peccano allo stesso modo. A un tale proverbio io non posso rispondere che così: “Coloro che reprimono il desiderio, lo fanno perché il loro desiderio è abbastanza debole da poter essere represso”. (William Blake)

Va’ dalla formica, o pigro, guarda le sue abitudini e diventa saggio. (6, 6)

forminaQuesto è un proverbio antico, fa parte del Libro dei Proverbi tradizionalmente attribuito a Salomone. In questo testo la povertà è associata alla pigrizia: la povertà arriva perché tu non ti impegni. Vai dalla formica, o pigro, guarda come fa, lei lavora, mentre tu te ne stai con le braccia incrociate aspettando che passi il tempo. Il tempo inteso come ore in una giornata è uguale per tutti, quindi è colpa tua se non realizzi nulla. Questo proverbio assomiglia tanto a quello della cicala e della formica, ma la cicala il suo lavoro lo svolgeva: il cicaleggio intenso serve al maschio,  per richiamare l’ attenzione della femmina. L’estate è la stagione dell’amore per la cicala… quale lavoro più bello per occupare il tempo? Con questo proverbio antico la Bibbia dice sui poveri… un po’ se la sono voluta. Se qualche anno fa, quando ero più giovane mi sarei ribellata a un simile modo di dire, constato che c’è una certa saggezza, la formica lavora per sé, liberamente senza un capo, senza verticalità, senza doversi inchinare a gerarchie… che sia la prefigurazione della libera impresa? Tutti imprenditori di sé stessi è allora il consiglio che ci indica Salomone.

È meglio un uovo oggi che una gallina domani.

gallinaNel linguaggio corrente si abusa di questo modo di dire che spesso non viene usato nel suo significato originale. Ci dice che è preferibile un vantaggio sicuro e immediato, anche se modesto, piuttosto che la prospettiva di un guadagno maggiore, ma incerto. L’invito è a non fare troppi progetti per il futuro in quanto esso è imprevedibile. L’origine del motto è tutta letteraria. In un passaggio della “Locandiera” di Carlo Goldoni il Marchese di Forlipopoli si rivolge così all’albergatrice, con l’intento di spingerla a prendere marito: “Mirandolina, è meglio un uovo oggi, che una gallina domani. Sposatevi ora, e vi do subito dodici zecchini”. Questo proverbio è molto lontano da quello dei proverbi di Salomone, vicino al pensiero cattolico, che incitano ad aspettare, qui si dice… prendi, cogli l’attimo, non aspettare il domani. Meglio prendere subito o aspettare, in realtà è uguale, le probabilità sono le stesse perché non conosciamo il futuro, ma proprio per questo potrebbe essere anche più bello del presente. Il Settecento a Venezia dove Goldoni opera è luogo di vita molto libera, se non addirittura di libertinismo, è anche il secolo della ragione   dell’illuminismo in contrasto alla logica moralista del cristianesimo. Tutto ora sì, ma dopo duecento anni si è arrivati ad un sistema consumistico sfrenato, altro che uovo e gallina, oggi si vuole tutto senza fare niente, senza desideri, né sogni solo con l’ambizione di essere un consumatore.

 

Gli ultimi saranno i primi

ar var alda 7

“Così gli ultimi saranno primi, e i primi ultimi, perché molti son chiamati, ma pochi eletti”. Così disse Gesù in una parabola che racconta del proprietario di una vigna, che va al mercato di prima mattina, per assumere lavoranti a giornata, poi vi ritorna in ore più tarde. Alla sera i lavoranti si riuniscono per essere pagati. Gli ultimi vennero pagati prima ricevendo una moneta per ciascuno, quelli che avevano lavorato tutta la giornata s’aspettavano molte più monete, ma ciò non avvenne, ed essi si arrabbiarono. Allora il vignaiolo li rimproverò, dichiarando che avevano ricevuto il pattuito; che egli aveva diritto di fare del suo ciò che gli piaceva; e che era una vergogna invidiare coloro con cui era stato più generoso. Con tutto l’affetto che ho per Gesù, questa parabola assieme a quella del figliol prodigo non mi piace. Qui il vignaiolo doveva regalare almeno due monete a tutti, così sarebbe stato veramente generoso, anzi siccome il primo era lui, che possedeva la vigna, doveva dividere il ricavato dell’uva con tutti quelli che avevano lavorato alla raccolta.  Qua i primi alla chiamata avevano eseguito un lavoro assai faticoso, non erano mica stati seduti sulla spiaggia, quel vignaiolo è stato solo capace di rovinare tutto, anche la gioia di chi aveva lavorato poco, ottenebrata dalla sacrosanta gelosia e invidia di chi aveva lavorato molto. Il messaggio di Gesù allora significa che la vita è ingiusta ma che chi crede in lui ama anche l’ingiustizia, l’accetta senza arrabbiarsi e… la pillola va giù.

L’uccellin che vien dal mare

ar var alda 1

L’uccelin che vien dal mare
quante penne può portare?
Può portarne ventitré
a star sotto tocca a te.

Questa filastrocca è una conta, di solito a chi toccava l’ultima sillaba era il primo a dover fare qualcosa, magari solo il primo a nascondersi e quindi favorito, altre volte invece il primo era sfavorito, tutto dipendeva dal gioco da fare. Ricordi d’infanzia, dove nascono le conte? Molto probabilmente molti anni fa, quando c’era d’avventurarsi in un destino ignoto, il fato è sempre oscuro ma se te lo vai a cercare è probabile che accada qualcosa al di fuori delle abitudini. La conta a che fare con l’estrazione della pagliuzza più corta o col lancio della moneta, è quindi un sorteggio che ha la stessa etimologia di ‘sortilegio’, cioè stabilire qualcosa tramite il caso o un tempo antico per mezzo degli dei. Analizzando l’innocua conta dell’uccellin possiamo trovare nel volatile uno dei simboli più forti degli aruspici degli antichi romani. Questo uccellino viene dal mare, luogo sinonimo di pericolo per gli antichi greci, paragonabile oggi allo spazio, lo stesso luogo ignoto e perciò spaventoso, solo i più coraggiosi partono. Quante penne può portare…23, ebbene questo numero nella cabala significa o una grande sfortuna o un’eredità inaspettata che causerà invidie e gelosie. Morale rischiare solo se si ha la passione, non farlo per denaro. Certo oggi è una semplice conta, ma tante cose si sono tramandate nelle favole, nelle filastrocche, nei proverbi ecc., non sembra ma nella cultura orale, la voce resta, forse più della scrittura… è la forza della poesia.

Non far male che è peccato, non far bene che è sprecato

boh

Ecco un proverbio propriamente italiano che non ho mai capito, non fare del male è logico, è un peccato ed anche grave, ma non far bene  come mai è sprecato? Forse che si voglia intendere che se fai del male devi pensarci perché ti ritornerà indietro, mentre se fai del bene è tempo sprecato, nulla ti tornerà indietro perché il bene si offre e la ricompensa si è avuta quando l’altro o l’altra ti ha permesso di farlo. Hai avuto modo di fare del bene e questo è il premio più bello. Che voglia dire questo? Oppure fare quel tipo di bene che non permette all’altro di comprendere, del tipo: fare l’elemosina ad un barbone è bene sprecato, aiutarlo a trovare autostima e magari un lavoro questo è Bene. Beh se difficile è decidere cosa è il vero bene molto più facile è non fare male agli atri, basta rispettarli come se stessi. Se poi siamo autolesionisti o soffriamo di depressione, beh in questo caso siamo noi che abbiamo bisogno di aiuto.

 

Vade retro Satana

gatto

Vade retro Satana, tradotta letteralmente, significa “Arretra Satana”, “Stai indietro”, oggi è usata scherzosamente con chi ci alletta con lusinghe, con chi ci distoglie dai nostri buoni propositi, anche se qualche volta si cede e poi si ringrazia “Satana” di averci tentato. Come sempre è il buon senso che ci deve guidare, né eccedere nella bontà, né abusare con soprusi, anche se qualche volta il “bastone”può andare bene. Si tratta di un versetto biblico in cui Pietro apostolo cerca di opporsi a Gesù quando questi annuncia che avrebbe dovuto essere ucciso, e Gesù subito risponde duramente a Pietro con  questa frase, in cui  il nome  “Satana” si riferisce proprio a Pietro. Perché lo fa? Nessuno deve intromettersi nella vita degli altri perché nonostante ci crediamo di aver illuminato l’ignoranza non sappiamo se ciò che decideremo al momento, sarà un giorno efficace o deleterio. Oppure Gesù sta invitando Pietro a tornare dietro, senza permettersi di precederlo, di insegnare al proprio maestro. La parola Satana indica che la reazione di Pietro e le sue parole erano del tutto opposte alla volontà di Dio, Pietro è in quel momento Satana, perché è contro il progetto di Dio, è contro chi conosce il futuro e il Tempo. Questa espressione deve la sua fama soprattutto dall’essere stata inserita in una formula di esorcismo, oggi è talmente famosa da essere quasi un proverbio.

Una rondine non fa primavera

rondine 1

Una rondine non fa primavera è un modo di dire che ci ha accompagnato sin dall’infanzia. Cosa vuol dire? E’ triste ma significa che un evento, un fatto non determina nulla, se c’è una sola rondine vuol dire che questa si è persa, primavera sarà solo quando arriveranno tutte le rondini. Io invece ho sempre pensato che una sola rondine  sia l’avanguardia delle altre, la più veloce e coraggiosa che indica che fra poco arriverà lo stormo. Questo della rondine è un famoso proverbio del filosofo Aristotele, vecchio di millenni. Aristotele nella sua opera Etica Nicomachea ci dice che così come una rondine non fa primavera, ma è solo un volatile sperduto,anche una buona azione, fatta di tanto in tanto, non fa un uomo virtuoso. Ma Aristotele può dirsi il primo vero scienziato, della ragione e dell’illuminismo, Aristotele usa il ragionamento, date due premesse ne arriva una terza certa. A me piace pensare che anche una sola azione buona sia importante e che una rondine annunci la primavera, non perché si sia perduta ma perché la più coraggiosa e veloce.